Stefano Cucchi: “Morte improvvisa e non prevedibile” per la difesa

ROMA, 28 MAR – Dallo studio della documentazione sanitaria e della letteratura specialistica ''possiamo affermare che il decesso di Stefano Cucchi sia riconducibile verosimilmente a morte cardiaca improvvisa non prevedibile in un dipendente cronico da sostanze d'abuso e con molteplici esiti da pregressi traumatismi''.

E' la conclusione cui sono giunti i professori Pietrantonio Ricci, Dario Manfellotto, Claudio Puoti e Francesco D'Amore, incaricati di svolgere una consulenza tecnica da uno degli imputati del processo che vede sei medici, tre infermieri e tre agenti di polizia penitenziaria accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni per la vicenda di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni fermato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all'ospedale 'Sandro Pertini' di Roma.

Quanto detto dai consulenti della difesa 'cozza' con quanto dichiarato da quelli della procura secondo i quali, tra l'altro, i medici che ebbero in cura Cucchi non adottarono i provvedimenti necessari per evitare la morte del giovane. 'Cozza' anche con la tesi accusatoria dell'abbandono, giacche' ''risulta – hanno aggiunto – che nei cinque giorni di ricovero al 'Pertini' ricevette 12 interventi medici e 21 interventi di infermieri''.

Per gli specialisti oggi sentiti in aula, il concetto e': i medici del 'Pertini' non potevano obiettivamente prevedere la morte del Cucchi. E smentiscono anche il fatto che la cartella clinica che ha 'accompagnato' il giovane fosse superficiale: ''E' una cartella straordinariamente meticolosa e pignola di tutto quello che e' stato fatto. E' da rigettare il disegno tracciato dai consulenti della procura – ha detto D'Amore – della sciatteria di una cartella che invece dimostra un grande senso di responsabilita' e di empatia con un paziente sicuramente fragile''. ''Una cartella cosi' bella – ha aggiunto Puoti – magari l'avessero tutti gli ospedali!''. In una frase, la gestione clinica di Cucchi al 'Pertini', secondo i consulenti della difesa, e' stata appropriata, priva di errori e censure.

Alle stesse conclusioni giunge anche il professore Claudio Buccelli (consulente di un altro degli imputati) per il quale la causa del decesso ''s'inserisce nel contesto di una morte improvvisa cardiaca'' in presenza di ''molteplici fattori di rischio quali tabagismo, abuso di cocaina e alcol, epilessia, elevato stress emotivo, isolamento sociale'' e ''in assenza di qualunque responsabilita' professionale medica''.

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