Topi a Roma, arriva Massimo Donadon e le sue esche “alla vaccinara”

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Dicembre 2016 - 07:12 OLTRE 6 MESI FA
Topi a Roma, arriva Massimo Donadon e le sue esche "alla vaccinara"

Topi a Roma, arriva Massimo Donadon e le sue esche “alla vaccinara”

ROMA – Sarà Massimo Donadon da Treviso a liberare Roma dai topi. O almeno queste sono le intenzioni. Donadon e la sua Meyer Braun Deutschland di Carbonera (Treviso) sono stati chiamati dalla sindaca Virginia Raggi in persona per cercare di arginare il degrado in cui versa la capitale.

Intervistato dalla Tribuna di Treviso, Donadon ha spiegato che il lavoro inizierà probabilmente già dalla prossima settimana, partendo dalle zone di Roma più infestate.

Donadon si era offerto già due mesi fa, ma invano. Poi, venerdì scorso, è stata la stessa sindaca a chiamarlo. Si tratta di un appalto “di alcuni milioni di euro”, scrive il quotidiano trevigiano. E Donadon spiega:

“Per la capitale qualche milione ci sta, come spesa: è un’area enorme, vastissima. Stiamo parlando di 20 mila rat-box collocate nella città, forse anche 30 mila”.

Ma per far abboccare i topi romani le trappole chimiche non basteranno: ci vorranno “vaccinara, guanciale e molto grasso di maiale”.

“Le esche per Roma saranno di 2 o 3 tipi diversi, e avranno un sapore fortissimo, ma tutte molto appetibili. Attenzione, adesso i topi hanno gusti sofisticati e più nazionale e internazionali, ormai il 4-5 di quanto compriamo al supermercato finisce buttato nei rifiuti, e accade che anche loro vogliano salmone, se non caviale. E dunque la base delle esche sarà romana doc, con variazioni più “italiane”. Oggi hanno a disposizione buon cibo nei cassonetti e tra gli avanzi gettati dai ristoranti. Non possiamo più pensare vadano a mangiare esche sintetiche, non sono ingenui, sanno che puzzano di trappola lontano un miglio. E i topi così si sono abituati a mangiare bene: avanzi di carne, pesce, formaggio. C’è chi ancora pensa che si possano eliminare con trappole sintetiche: no, oltre al topicida deve esserci cibo vero. E un prodotto di qualità costa, non si prende con le gare al ribasso”.