L’ex presidente del Trivulzio: “Scaricato per motivi elettorali ma tutti mi chiedevano casa”

Pubblicato il 24 Febbraio 2011 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – ”E’ diventata una questione politica: siamo in campagna elettorale e sembra che, mandati via noi, tutti possano dire di essere stati bravi”. L’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio Emilio Trabucchi, intervistato da Repubblica, accusa il sindaco di Milano Letizia Moratti e il governatore della Lombardia Roberto Formigoni. ”Mentre ero in Comune ricevo una telefonata del sindaco. Mi dice: Emilio, dovresti fare un passo indietro e dimetterti”, racconta Trabucchi. ”Sono rimasto esterrefatto, le ho ricordato che non mi aveva mai contestato niente in questi anni. Le ho detto: Mi chiedi di dimettermi per fare un favore alla tua campagna elettorale? Non lo farò”.

Poi tutto è precipitato e il 22 febbraio si è dimesso insieme a cinque consiglieri di amministrazione su sette.

”Alle mie rimostranze su una richiesta che ritenevo ingiusta – prosegue Trabucchi – Formigoni mi ha detto che avevo ragione e che dovevo essere io a decidere. Questo, però, prima che le cose precipitassero, martedì mattina. Da quel momento mi sono sentito abbandonato da tutti”. L’ex capo del Trivulzio difende il suo operato. ”Forse i criteri di assegnazione andavano rivisti e avevamo iniziato a lavorarci, ma non abbiamo mai avuto una protesta dagli esclusi né una richiesta di accesso agli atti. Non ho mai pensato ci fosse un problema di scarsa trasparenza”. Di richieste per ottenere un alloggio, racconta, ”ne ho ricevute da tutte le categorie, dai politici ai professionisti, ma ho sempre risposto che c’era una procedura da rispettare. E per quanto riguarda le vendite ci siamo sempre attenuti alle valutazioni dell’Agenzia del territorio”.

”Mi sono reso conto nel 2007 che non ero in grado di gestire un patrimonio così vasto”, ammette Trabucchi. ”Abbiamo pensato di affidare la questione a un fondo immobiliare, siamo anche arrivati a commissionare uno studio preliminare. Ma poi nelle riunioni, ogni volta che se ne parlava, l’argomento cadeva nel vuoto”.