Traforo Gran Sasso chiuso? Italia centrale divisa in due dal 19 maggio, a meno che…

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 13 Maggio 2019 - 05:42 OLTRE 6 MESI FA
Traforo Gran Sasso chiuso? Italia centrale sarà divisa in due dal 19 maggio, a meno che...

Traforo Gran Sasso chiuso? Italia centrale divisa in due dal 19 maggio, a meno che… (foto Ansa)

ROMA – Il Traforo del Gran Sasso può chiudere domenica 19 maggio. Fra una settimana l’Italia centrale può rimanere divisa in due: andare dall’Adriatico al Tirreno e viceversa rischia di diventare impresa titanica. Il problema è che la concessionaria della A24 (Strada dei Parchi spa) è coinvolta in un’inchiesta che riguarda proprio la galleria in questione.

La storia è questa: un incidente del 2002 nei laboratori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (all’interno del Gran Sasso) avrebbe provocato l’inquinamento delle falde presenti sotto la galleria. Di questo inquinamento ci si è accorti nel 2017 e la procura di Teramo ha aperto un’inchiesta. Oltre al fatto che fu stabilita la chiusura dei rubinetti nelle aree circostanti per il rischio che l’acqua fosse contaminata.

Dal punto di vista giudiziario, una delle parti in causa è proprio Strada dei Parchi che, per non rischiare di vedere ulteriormente aggravata la propria posizione in tribunale, ha optato per la chiusura. A meno che, fanno sapere, non intervenga lo Stato, visto che la spesa per mettere in regola la galleria si aggira intorno ai 170 milioni.

Il ministero dei Trasporti ritiene che non sia necessario chiudere la galleria e ha minacciato Strada dei Parchi di revocare la concessione se chiuderà davvero il traforo. Minacce rimandate al mittente, ma la situazione si sbloccherà in un senso o nell’altro solo dopo che le parti in causa si rivedranno all’inizio della settimana.

Martedì, fanno sapere dal Mit, ci sarà un vertice con la società. Anche se non si esclude che il nodo del tunnel che, se chiuso, dividerebbe a metà l’Italia centrale, possa essere affrontato già lunedì, nel corso di un incontro fissato alle 17,00 con la concessionaria per la questione del piano finanziario.

Secondo quanto ribadiscono dal Mit, la chiusura del traforo del Gran Sasso rappresenterebbe una “procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento” grave da parte della società, concessionaria delle autostrade A24 e A25, che potrebbe portare alla “revoca immediata della concessione”, evocata nei giorni scorsi dal sottosegretario M5s Gianluca Vacca. Strada dei Parchi fa sapere che il Mit era già informato dal 5 aprile della decisione e che in quella occasione non aveva fatto obiezioni. “Strada dei Parchi non ha competenza, il Governo ci ha detto di stare fermi. Noi abbiamo scritto: ‘guardate che dobbiamo chiudere’, il Governo non ci ha detto nulla in contrario. Sarebbe singolare se ora ci revocasse la concessione”, puntualizza il vicepresidente della concessionaria, Mauro Fabris.

La concessionaria “non può quindi proporre nessuna soluzione alternativa perché siamo stati interdetti a compiere qualsiasi azione e al tempo stesso – ricorda Fabris – siamo rinviati a giudizio. Non si può chiedere ad una società di rischiare ulteriormente dal punto di vista penale laddove lo Stato, che ne è titolare, non interviene”.

L’emergenza stop del tunnel nasce nel momento in cui la Procura di Teramo, ed è lo stesso Fabris a ricostruire la vicenda, ha rinviato a giudizio i vertici di Strada dei Parchi, dei Laboratori del Gran Sasso e dell’acquedotto Ruzzo Reti.

Questo per un incidente avvenuto nel 2002 che ha riguardato l’inquinamento delle acque. “Strada dei Parchi non ha il potere di intervenire nella situazione che c’è e che richiederebbe l’impermeabilizzazione della galleria con una spesa che si aggira intorno ai 170 milioni. Il ministero ci ha risposto che noi non dobbiamo intervenire”. E l’unico provvedimento possibile resta “chiudere la galleria per evitare nuove accuse”.

Sull’emergenza Traforo, fonti del Mit ricordano poi che presto sarà nominato un commissario per il rischio idrogeologico del Gran Sasso e sarà presentato un emendamento al decreto Sblocca cantieri.

Intanto dall’Abruzzo si intensifica il pressing contro la chiusura. Il presidente dei balneari (Sib Abruzzo), Riccardo Padovano, lancia l’allarme per il turismo della costa Teramana proprio a ridosso dell’inizio della stagione estiva mentre il presidente regionale della Cna Abruzzo, Savino Saraceni, ironicamente sottolinea che “si pensa alla chiusura dei porti mentre servirebbe che qualcuno si occupasse, più semplicemente, di tenere aperte le autostrade” e parla di viabilità da “far west” con un’Italia spaccata in due in caso di stop del tunnel.

Sul tavolo anche la questione sicurezza e caro pedaggi per la A24 e A25. I sindaci e gli amministratori di Lazio e Abruzzo hanno annunciato una manifestazione a Roma per il 15 maggio. (fonte Ansa).