Trieste: Giuseppe Castriota muore per fermare il cantiere, ma la ditta è già a lavoro

Pubblicato il 15 Settembre 2009 - 12:06 OLTRE 6 MESI FA

Per gli investigatori è un caso praticamente chiuso: l’esplosione del cantiere del quartiere San Giovanni è stata provocata da Antonio Castriota. L’uomo giovedì 10 settembre ha perso la vita nello scoppio di una delle quattro bombole di gas che lui stesso aveva portato nel garage di quel ”mostro” da sette piani.

L’uomo, ha compiuto un vero e proprio attentato suicida lanciandosi con l’auto contro le bombole a gas per protestare contro la realizzazione del palazzo. Castriota, 60 anni, viveva in una villetta di fronte al cantiere ed era da tempo in cattivi rapporti con la suddetta ditta in quanto sosteneva che il palazzo lo avesse privato del panorama.

Ora nel cantiere gestito dalla ditta “Nuova edile di Strada Vecchia dell’Istria”, tornano i ritmi della normalità, ma girare pagina per la famiglia Castriota è impossibile: c’è spazio anche per l’amarezza e la rabbia come fa notare Giuseppe Castriota, fratello di Antonio: «Non so se qualche responsabile della ditta che sta costruendo il palazzo la si farà vivo con noi, nessuno può permettersi di entrare nella testa degli altri e non voglio polveroni o polemiche. Io so solo che il giorno dopo, al venerdì, il cantiere si è rimesso in moto e che già lunedì il garage è stato ripulito anche se ci sono ancora i sigilli di sequestro della magistratura. Nessuno finora è venuto da noi. Li abbiamo sentiti lavorare, ma gli operai non c’entrano, sia ben inteso. Forse sarebbe stato più apprezzabile un po’ di silenzio, una pausa, come ”presente”. E intanto noi qui viviamo nella confusione, nell’angoscia».