Un viaggio alla scoperta dei Tarocchi, intervista ad Anna Maria Morsucci

di Francesca Cavaliere
Pubblicato il 12 Gennaio 2019 - 12:21| Aggiornato il 22 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA
Un viaggio alla scoperta dei Tarocchi, intervista ad Anna Maria Morsucci

Un viaggio alla scoperta dei Tarocchi, intervista ad Anna Maria Morsucci

Roma- Le carte dei Tarocchi fanno spesso venire in mente cartomanti, arti divinatorie e un mondo occulto.  

A svelare il mistero che avvolge queste carte e tutto l’immaginario che producono e scoprire i retroscena che hanno in sé saranno Anna Maria Morsucci, Lorenzo Cervelli e Gero Giglio nell’evento I Tarocchi dal Rinascimento a oggi domenica 13 gennaio alle ore 17 presso l’Associazione Culturale l’Alchimista in via Bartolomeo Bossi 6 a Roma. Le carte dei Tarocchi saranno le protagoniste di un excursus storico dal Rinascimento a oggi per farci scoprire che alla base di questo mazzo di carte c’è una grande storia culturale che coinvolge in primis il nostro Paese e uno dei periodi più fiorenti e rappresentativi della cultura italiana: il Rinascimento. 

L’evento I Tarocchi dal Rinascimento a oggi fa parte del ciclo di conferenze l’Alchimista all’opera iniziate il 18 novembre 2018 e che continueranno fino al 12 maggio 2019 ogni seconda domenica del mese.

Blitz quotidiano ha potuto fare qualche domanda ad Anna Maria Morsucci, promotrice del ciclo di conferenze l’Alchimista all’opera, per capire qualcosa di più sul tema Tarocchi.

Abbiamo voluto cominciare la nostra intervista con una domanda sulle origini di queste carte.

Dove e come nascono i Tarocchi? 

Hanno origine nelle corti rinascimentali italiane tra Milano, Ferrara e, si ipotizza, anche Bologna. Nascono come gioco di società colto che in seguito diventa un gioco d’azzardo molto popolare e che piace e si diffonde anche tra gli altri ceti .

Come mai questo spostamento nel livello sociale?

I primi mazzi di Tarocchi erano degli oggetti di lusso, infatti erano delle vere e proprie opere d’arte, miniati in oro, dipinti a mano. In breve tempo però, anche grazie all’invenzione della stampa, anche i ceti più popolari hanno avuto la possibilità di conoscere e utilizzare i Tarocchi.

In che senso erano oggetti di lusso, ci può chiarire meglio?

Si ipotizza che il primo mazzo di Tarocchi giunto fino a noi sia stato realizzato come dono di nozze. Il mazzo – attualmente conservato alla Pinacoteca di Brera a Milano – pare sia stato realizzato nel 1440 circa in occasione delle nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza. Questo mazzo è conosciuto appunto per questo col nome di Tarocchi dei Visconti. In base agli studi fatti è possibile dedurre che sia stato dato in dono ai nobili sposi. Si tratta di carte fregiate di preziose miniature in oro fatte da abili artigiani e disegnatori.

Che gioco era il gioco dei Tarocchi?

Era un vero e proprio gioco di società. Si estraeva una carta e chi lo aveva fatto doveva comporre un sonetto ispirandosi alla carta stessa oppure interpretare il personaggio rappresentato dalla carta scelta.

Vi partecipavano sia uomini che donne?

Sicuramente si. Pensiamo alla vita di corte. Tutta la nobiltà cercava dei nuovi passatempi con cui potersi divertire.

Il popolo invece come giocava ai Tarocchi?

I Tarocchi erano un gioco d’azzardo. Potremmo raffiguracelo in qualche modo simile alla briscola o al bridge. Non solo il “popolo” però si divertiva a giocare ai Tarocchi. Per esempio Ludovico Ariosto, il famoso poeta dell’Orlando Furioso, amava questo gioco molto in voga nelle taverne.

I Tarocchi del Rinascimento e i Tarocchi che oggi conosciamo come strumento per indovinare il futuro: che cosa hanno in comune?

Hanno in comune il numero di carte contenute nel mazzo pari a 78. Dal 1460 circa a oggi è rimasto lo stesso. Le immagini invece sono molto cambiate e molto diversificate a seconda dell’epoca, dell’autore e anche del luogo di produzione. Si potrebbe dire che i Tarocchi abbiano dato grande spazio alla fantasia di chi li ha realizzati anche se il significato simbolico e il numero delle carte è rimasto lo stesso. Per esempio, la carta della Forza nel tempo è stata raffigurata in tanti modi diversi, però essa rappresenta sempre il concetto di fortezza come qualità sia morale che fisica. In sostanza si può dire che -con le debite differenze che spiegare qui nel dettaglio sarebbe complicato- il mazzo che si usava un tempo per giocare è lo stesso di quello per la divinazione che conosciamo oggi.

Quindi come si è arrivati a utilizzare i Tarocchi per indovinare il futuro?

L’utilizzo divinatorio si è sviluppato in Francia dalla fine del 1700. Da allora sono diventati uno strumento associato all’esoterismo e all’alchimia. Inoltre sono stati spesso messi in analogia con la Cabala e visti come via di illuminazione spirituale. Nello stesso periodo si è sviluppato l’utilizzo cartomantico dei Tarocchi.

Secondo Lei i Tarocchi possono predire il futuro?  

In merito alla previsione del futuro non mi posso esprimere perché non mi occupo di questo aspetto. Credo che ogni volta che noi andiamo a indagare il nostro futuro per certi versi lo cambiamo. Posso dire però, sulla base del fatto che studio i Tarocchi da trent’anni, che ogni volta che si usano queste carte accadono come delle “magie”. Spesso ci sono delle analogie tra le carte estratte a caso e una situazione relativa alla persona che lo ha fatto. Potremmo ricondurlo al fenomeno della sincronicità descritto dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung secondo cui eventi simili accadono in contemporanea anche se tra loro non ci sono relazioni di causa-effetto.

Secondo Lei, a cosa possono servire i Tarocchi oggi?

A mio parere i Tarocchi sono interessanti come strumento introspettivo e di consapevolezza. Le immagini delle carte possono evocare nelle persone che le osservano una serie di situazioni o stati d’animo e quindi è molto efficace per aiutarle a tirar fuori alcune parti di sé, forse anche quelle di cui non si ha alcuna consapevolezza. 

Come definirebbe i Tarocchi? Se Lei dovesse spiegarli a qualcuno che non ne sa niente, cosa gli direbbe?

I Tarocchi sono immagini universali in cui ognuno di noi può riconoscersi. Ci parlano di situazioni, stati d’animo, eventi della vita che ognuno di noi si trova ad affrontare.

Vorrei concludere con una domanda personale: com’è nata questa Sua passione per i Tarocchi?

A Jesi, la città dove sono cresciuta. Davanti il liceo classico, la mia scuola, c’era, e c’è ancora, una bellissima tabaccheria. Ci passavo davanti tutti i giorni. In vetrina campeggiavano diversi mazzi di Tarocchi. Quei colori, quelle immagini mi hanno suscitato una forte attrazione e una grande curiosità. Sono entrata e ho comprato un mazzo.  È iniziato tutto così. 

Anna Maria Morsucci è una giornalista e studiosa di Astrologia e Tarocchi di cui si occupa da trent’anni durante i quali ha maturato una significativa esperienza sul loro utilizzo come strumenti di consapevolezza.  Tiene conferenze e seminari in diverse città italiane, si interessa di crescita personale ed è coach certificato dall’ International Coach Federation.

È autrice dei libri “Dio è la mia avventura” edito da Spaziointeriore e pubblicato nel 2015, “Astrologia per Tutti”, pubblicato nel 2017 e “I Tarocchi Marsigliesi per Tutti”, scritto a quattro mani con Antonella Aloi, uscito anch’esso nel 2017, entrambi pubblicati dalla casa editrice Lo Scarabeo.

Dal 2011 scrive sulle principali riviste di settore. In veste di curatrice, insieme a Riccardo Minetti, si è occupata della mostra internazionale “Tarocchi, dal Rinascimento a oggi”, presso il museo Ettore Fico di Torino dal 4 ottobre al 14 gennaio 2018, e del relativo catalogo.

La mostra – oltre 10 mila metri quadri di esposizione – ha avuto un grande successo di critica e di pubblico con più di 30mila visitatori italiani e stranieri, tra cui  alcuni studiosi cinesi e americani, a testimonianza del fatto che i Tarocchi sono studiati e utilizzati praticamente in tutto il mondo.