Veneto, caos migranti: solo 6% ottiene status rifugiato

Veneto, caos migranti: solo 6% ottiene status rifugiato
Veneto, caos migranti: solo 6% ottiene status rifugiato

PADOVA – In Veneto soltanto il 6,3% dei migranti arrivati dall’inizio dell’emergenza si è visto riconosciuto lo status di rifugiato. Status che invece è stato già rifiutato, almeno in primo grado, al 62,8% degli immigrati che hanno presentato ricorso.

Si tratta, come spiega il Corriere della Sera, di dati parziali e largamente incompleti. Prima di tutto per i tempi, troppo lunghi, della gestione di queste pratiche. E perché, poi, i dati non tengono ancora conto dei ricorsi che verranno fatti. Perchè spesso le domande di asilo vengono respinte per vizi formali come la mancanza di documenti. Facile, ovviamente, visto che spesso e volentieri si tratta di persone appena arrivate in Italia, in situazione di disagio, e che non parlano la lingua. Persone per cui affrontare un tribunale non è certo una passeggiata di salute.

Scrive il Corriere:

Al 24 settembre la prefettura scaligera contava 2727 domande pendenti (919 delle quali esaminate) e 106 ricorsi. Lo status di rifugiato è stato concesso solo al 6,3% dei richiedenti, rifiutato al 62,8%. I primi trenta ricorsi sono stati discussi in Corte d’Appello a Venezia a metà settembre e se ne attende l’esito, gli altri 76 saranno dibattuti tra ottobre e novembre. Nella città del Santo (Padova, ndr) la commissione insediata dal ministero dell’Interno ha vagliato mille istanze e deve valutarne altre 1400, 300 delle quali ereditate da Verona. Al 31 agosto è stato rifiutato l’asilo a 450 migranti, 75 dei quali hanno presentato ricorso. «Sono dati incompleti — precisa la prefettura — da agosto i diretti interessati hanno 30 giorni di tempo per ricorrere ed è possibile l’abbia fatto più di qualcuno. Finora circa il 20% impugna la notifica ricevuta».

Il problema, come spiega ancora il Corriere, sono proprio le difficoltà nel presentare le domande e fare i ricorsi di rito:

E di motivi ce ne sono altri due. Primo: chi arriva non parla l’italiano, non sa come muoversi, a meno che non venga assistito dalla cooperativa incaricata dell’accoglienza o da un’associazione di volontariato. Secondo: si deve trovare un avvocato che segua la pratica con il gratuito patrocinio e non è facile. «Non si può improvvisare un ricorso — conferma Marzio Sturaro di «Razzismo Stop», forte di una rete di legali specializzati e con gratuito patrocinio — è una pratica complessa e costosa e poi bisogna preparare i migranti al colloquio con la commissione. Altrimenti rischiano, per la mancata conoscenza dell’italiano, o per ingenuità, di cadere su domande molto semplici. Per esempio, se chiedono: tu sei qui per cercare lavoro? E’ chiaro che uno risponda di sì, ma sbaglia. Se vuole ottenere l’asilo deve spiegare le ragioni che gli rendono impossibile il rientro in patria, cioè guerra, fame, discriminazioni, persecuzioni ».

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