Chavez operato, preghiere in tutte le piazze Bolivar del Venezuela

Pubblicato il 11 Dicembre 2012 - 21:31 OLTRE 6 MESI FA
Hugo Chavez (foto LaPresse)

CARACAS – Molte migliaia di persone pregano in tutte le piazze Bolivar del Paese, in angosciante attesa di notizie sull’esito dell’intervento chirurgico a cui si è sottoposto a Cuba il presidente Hugo Chavez. Dopo l’annuncio in tal senso a reti unificate del ministro della comunicazione, Ernesto Villegas, a chi era già sul posto fin da domenica scorsa, si sono via via aggiunti altri molti seguaci del capo dello Stato. Tutti con rosari, sue foto o ceri accesi tra le mani. Un’attonita e trepidante folla, di cui fanno parte per lo più molte donne di tutte le eta’, bambini ed un gran numero di giovani.

In pratica una ‘catena nazionale di preghiere’, fomentata non solo da Villegas, ma anche da continue e accese dichiarazioni alla tv e alle radio ufficiali di altri vari esponenti del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) al governo.

Non manca però anche la contingenza politica in vista delle elezioni regionali del prossimo 16 dicembre. ”Mobilitiamoci e manteniamo alto il morale per dedicare la vittoria di domenica al Comandante, il padre della gioventù venezuelana”, e’ stato l’appello in tal senso di Hector Rodriguez, coordinatore del settore giovanile del partito, del quale, ha assicurato, ”fanno parte oltre due milioni di iscritti”.

Ad ogni modo, come non poteva essere altrimenti, in un Paese da anni spaccato politicamente in due, non mancano nemmeno reazioni contrarie al ‘chavismo’ al potere. Per il quotidiano El Universal, Villegas ha effettuato l’annuncio a reti unificate su espressa richiesta del vicepresidente, Nicolas Maduro in seguito all’inattesa informazione data del presidente ecuadoregno Rafael Correa, secondo il quale Chavez già si stava operando.

Nello stesso tempo, nelle reti sociali – secondo il governo, il twitter di solidarietà per Chavez è stato lunedì il terzo trend/topic mondiale – si confrontano duramente chavisti e antichavisti. Anche se non manca chi avverte: ”Non è ora di scontri, ma di perdonare perché già conosciamo le conseguenze dell’odio”. Ma è anche indubbio che le fatidiche elezioni di domenica, in cui in governo punta a vincere – Rodriguez dixit – in 23 dei 24 Stati del Paese, incombono su tutto il resto.