Crimini di guerra, per gli Usa proibito indagare su di loro. Via il visto alla Pm dell’Aja

di Caterina Galloni
Pubblicato il 9 Aprile 2019 - 06:33 OLTRE 6 MESI FA
 Fatou Bensouda

Crimini di guerra, per gli Usa proibito indagare sui loro. Nella foto Epa Fatou Bensouda

ROMA – Crimini di guerra, proibito indagare. Questo è l’orientamento del Governo Usa di fronte al tentativo di vederci chiaro da parte di una pm della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja.

Non sentendosi abbastanza protetti, i militari americani non possono essere giudicati da Tribunali locali ma solo dai Tribunali statunitensi. Non sempre però è così. In Italia, ad esempio, secondo il Trattato di Londra del 1951, se un militare americano commette un reato in territorio italiano, si può valutare dove celebrare il processo. 

Gli Usa hanno ora alzato le difese revocando il visto al Procuratore capo della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, in risposta alla richiesta di indagare su eventuali crimini di guerra commessi in Afghanistan dalle truppe Usa. In una dichiarazione, Fatou Bensouda, giurista gambiana, afferma che continuerà ad assolvere gli obblighi al Tribunale dell’Aia con il massimo impegno e professionalità “senza paura o arbitrarietà” e continuerà a viaggiare negli Stati Uniti per gli incontri alle Nazioni Unite, comprese le regolari riunioni che si tengono prima del Consiglio di Sicurezza.

Il dipartimento di Stato degli Stati Uniti non fornisce dettagli sui singoli casi di visto ma ha chiarito che stava attuando la politica di Mike Pompeo sulla restrizione dei visti per gli Usa nei confronti di persone direttamente responsabili di una qualsivoglia indagine dell’ICC sul personale Usa e alleato. L’iniziativa ha segnato un irrigidimento della già mancata cooperazione della politica americana con l’ICC e una retrocessione nel ruolo del multilateralismo. “Gli Stati Uniti adotteranno le misure necessarie per proteggere la propria sovranità e i nostri cittadini da indebite indagini e azioni giudiziarie da parte del Tribunale Penale Internazionale”, ha detto un portavoce del dipartimento di stato.

Fin dall’entrata in vigore dell’ICC, il 1 luglio 2012, gli Stati Uniti hanno rifiutato di riconoscere la Corte indebolendone l’autorità e fornendo una scusa per altri paesi, in particolare in Africa, anche per ottenere il loro sostegno. Nel 2017, il Burundi è diventato la prima nazione a lasciare l’ICC.

L’iniziativa di Pompeo è arrivata quando, nel frattempo, ha operato un altro affronto al multilateralismo saltando un incontro dei ministri degli esteri al G7 in Francia e inviato il suo vice, John Sullivan. Nel novembre 2017, Bensouda aveva chiesto ai giudici dell’ICC l’autorizzazione ad aprire un’indagine su eventuali crimini di guerra in Afghanistan commessi dai talebani, forze governative afgane e forze internazionali, comprese le truppe statunitensi. L’inchiesta dovrebbe inoltre esaminare l’attività della CIA nei centri di detenzione in Afghanistan.

La corte non ha ancora deciso se avviare un’indagine in piena regola che riguardi gli eventi dopo il 2002. Il 15 marzo Pompeo ha dichiarato che l’ICC stava “attaccando lo stato di diritto americano”, mentre annunciava un giro di vite sui visti a “persone direttamente responsabili di qualsiasi indagine ICC sul personale statunitense”. “Chi è responsabile delle indagini ICC sul personale degli Stati Uniti, in relazione alla situazione in Afghanistan, non dovrebbe presumere di avere ancora o ricevere un visto o che sarà permesso di entrare negli Stati Uniti”, ha detto Pompeo.

Lo scorso settembre, il Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, in un discorso alla Federalist Society a Washington, ha lanciato un feroce attacco alla Corte penale internazionale definendola non valida e “antitetica agli ideali della nostra nazione”, aggiungendo:”Non offriremo sostegno all’ICC. Lasceremo che muoia. D’altra parte, all’atto pratico, per noi è già morta”.

Bolton aveva minacciato l’ICC di sanzioni economiche e possibili procedimenti giudiziari nei confronti dei suoi funzionari se fosse andata avanti con le indagini su eventuali crimini di guerra commessi in Afghanistan dalle truppe e dall’intelligence USA o indagato su Israele o altri alleati degli Stati Uniti. La Corte, sostenuta dall’ONU, in risposta ha affermato che non si sarebbe lasciata intimidire o dissuadere dal portare avanti la sua missione mondiale.

Fonte: The Guardian