HONG KONG – La Tepco ha ammesso l’evidente insufficienza dei controlli alla centrale nucleare di Fukushima 1, in un rapporto del 28 febbraio spedito all’Agenzia per la sicurezza nucleare, rilanciando pesanti dubbi anche sul ruolo effettivo svolto dalle autorità di vigilanza.
Le valvole della temperatura di un reattore, ad esempio, non erano state esaminate per 11 anni, mentre le verifiche spacciate per accurate erano approssimative (33 i pezzi dei 6 reattori che non sono stati visionati) e le ispezioni ai dispositivi di riserva di raffreddamento, quali pompe dei motori e generatori diesel del reattore n.1, mancavano.
La relazione, sul sito web della prima utility del Giappone, è stata redatta dopo che l’Agenzia ha deciso di accertare la correttezza delle operazioni svolte. ”Qualità dei controlli non sufficiente”, ha ribattuto l’Authority, ordinando, il 2 marzo, un piano correttivo solo ”entro il 2 giugno”, ritenendo che non ci fossero rischi immediati per la sicurezza a seguito delle omesse ispezioni.
Lo scambio d’informazioni tra Tepco e Agenzia è finito nel mirino a causa della tempistica (a meno di due settimane dal sisma/tsunami dell’11 marzo) e delle indicazioni non impeccabili su come correggere i problemi.
E’ emersa proprio nel giorno in cui l’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms) ha detto che la contaminazione radioattiva di latte e alcune verdure per le fughe da Fukushima è ”grave”, al punto che il governo di Tokyo ha annunciato che a quattro prefetture vicine alla centrale è stato ordinato di sospendere la distribuzione di latte e spinaci.
Il crollo dei sistemi di alimentazione di riserva è ritenuto all’origine della crisi della centrale nucleare, il cui nucleo originario risale al lontano 1970. Hidehiko Nishiyama, vice direttore generale dell’Agenzia, ha spiegato oggi in un briefing di non essere a conoscenza della corrispondenza tra Autorità e utility, aggiungendo pure di non essere nelle condizioni di dire se la minore sicurezza, a causa delle ispezioni non fatte, abbiano avuto o meno un ruolo nel peggioramento della crisi.
Di certo, dopo le accuse lanciate dal Wall Street Journal sul rallentamento volontario del raffreddamento dei reattori subito doto il sisma/terremoto pur di provare a salvare i suoi asset, Tepco è finita di nuovo nella bufera per condotte poco chiare. La compagnia elettrica, infatti, è finita nella bufera nel 2002 dopo la falsificazione delle relazioni sulla sicurezza, costata le dimissioni dei vertici aziendali e dopo l’ammissione dei essere stata a conosciuta della non conformità dei lavori fatti a una centrale dopo un terremoto nel 2007.
Sarà un caso, ma il numero uno di Tepco, Masataka Shimizu, ha disertato negli ultimi giorni gli eventi pubblici, ha notato la stampa nipponica. Neanche quelli per commentare l’evoluzione delle operazioni di messa in sicurezza della centrale che, secondo il premier Naoto Kan, sta ”poco a poco migliorando”, anche sul fronte dei soccorsi (vittime e dispersi sono oltre quota 21.000).
In giornata, tuttavia, i reattori 2 e 3 hanno ripreso a vario titolo a emettere fumo o vapore, malgrado i tecnici abbiano allacciato i cavi dell’elettricità a tutti e sei i reattori.
Il direttore generale dell’Aiea, Yukiya Amano, di ritorno dalla missione in Giappone, ha spiegato a Vienna, nel board straordinario dell’Agenzia che fa capo all’Onu, che, ”senza dubbio” il Paese supererà la crisi di Fukushima (dove la situazione ”è ancora molto grave”), dicendosi convinto che il nucleare continuerà a essere fonte energetica valida per molti Paesi. C’è puro’ ”un insegnamento già chiaro: l’attuale cornice internazionale di reazione ai casi di emergenza deve essere rivista” perché le regole attuali riflettono le realtà degli anni ’80 e non del ventunesimo secolo.
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