Rischio caso diplomatico Italia-India: fermati Marò della “Enrica Lexie”

Pubblicato il 19 Febbraio 2012 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA

NEW DEHLI – Si rischia il caso diplomatico con l’India. Secondo l’Hindustan Times, la polizia del Kerala ha arrestato i due militari italiani presenti sulla petroliera italiana ‘Enrica Lexie’ rimasti coinvolti nella morte di due pescatori 1 scambiati per pirati, mercoledì, al largo delle coste indiane. Dall’Italia fanno sapere: “Non c’e’ accordo tra Italia e India sulla gestione delle vicenda della petroliera Enrica Lexie e della vicenda è stato informato il premier Mario Monti”.

Secondo fonti indiane non confermate i due sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo riferisce la tv all news indiana Times Now. I due prestano servizio presso il reggimento San Marco che ha sede nella caserma Carlotto di Brindisi. Lo ha confermato l’ufficio stampa del Comando in capo del dipartimento militare marittimo dello Jonio e del Canale d’Otranto.

Il console italiano a Mumbai, Giampaolo Cutillo, precisa che i due fucilieri della Marina italiana “si trovano in un procedimento che potrebbe portare al loro arresto. Tecnicamente per il momento questo provvedimento non è ancora scattato, ma è un’ipotesi verisimile”. Si è inoltre appreso che ora Massimiliano Latorre e Salvatore Girone verranno posti in custodia giudiziaria, e poi presentati nei prossimi giorni davanti alla corte per omicidio. I due militari potrebbero essere trattenuti per un giorno o due e quindi essere consegnati alla polizia dello Stato del Kerala a Kollam, per essere poi portati di fronte a un tribunale. Intanto fonti indiane hanno riferito che le delegazioni di funzionari indiani e italiani (un team di alti funzionari dei ministeri di Esteri, Giustizia e Difesa giunto a New Delhi) non sono riusciti a raggiungere alcun accordo sulla questione e su come risolverla.

La polizia di Kochi aveva dato un ultimatum per la consegna degli italiani, ultimatum che è scaduto nella notte italiana senza alcuna novità. Ma in mattinata il commissario di polizia, Ajith Kumar, è salito a bordo della nave, ormeggiata in porto, e ha interrogato l’equipaggio. Inizialmente la polizia voleva arrestare sei membri dell’equipaggio, ma poi ne ha fermati due, ritenendo che siano stati i due uomini della Marina militare italiana a sparare sui pescatori disarmati. Secondo quanto riferisce il quotidiano online Times of India, invece, la polizia avrebbe arrestato sette membri dell’equipaggio della nave, tra cui il capitano Umberto Vitelli.

I due marò accusati di aver ucciso due pescatori “si trovano nel circolo ufficiali, dove sono stati condotti, e stanno rendendo la loro deposizione alle autorità locali, ribadendo la loro estraneità ai fatti”. È quanto afferma una fonte italiana vicina all’inchiesta, che evidenzia le “numerose incongruenze” della versione dei fatti sostenuta dalle autorità indiane, ribadendo la carenza di giurisdizione dell’India: il fatto sarebbe infatti avvenuto in acque internazionali, dove è piena la giurisdizione dello stato di bandiera della nave, cioè l’Italia; inoltre, i militari imbarcati sarebbero soggetti ad immunità giurisdizionale assoluta rispetto alle autorità straniere. Riguardo alle incongruenze, la più vistosa riguarda il numero di colpi sparati: gli italiani parlano di 20 colpi complessivi, in raffiche di avvertimento, nessuna delle quali ha centrato il natante; da parte indiana si sostiene invece che il motopesca sarebbe stato investito da 60 colpi. Se così fosse, però, sottolinea la fonte, l’imbarcazione avrebbe subito gravi danni e difficilmente avrebbe potuto raggiungere il porto, sia da 33 miglia (come sostengono gli italiani), sia da 22 (versione indiana).

Sabato, intanto, il ministro degli Esteri Giulio Terzi, ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo indiano S.M. Krishna in relazione alla vicenda della nave. Il colloquio “si e svolto lungo le linee contenute nella lettera che il titolare della Farnesina aveva ieri inviato al Ministro degli Esteri indiano”. In particolare, Terzi aveva anticipato al suo collega l’invio in India di una delegazione di alti funzionari composta da rappresentanti dei ministeri degli Esteri, della Difesa e della Giustizia per approfondire i diversi aspetti del caso 2e avviare una concreta collaborazione con l’obiettivo di stabilire la verità dei fatti oltre ogni dubbio. Il ministro Terzi ha ribadito al ministro Krishna che, alla luce dei principi di diritto internazionale generalmente accettati, il governo italiano ritiene che la giurisdizione sul caso compete alla Magistratura italiana.

Le autorità indiane hanno aperto un’inchiesta per omicidio dopo la morte di due pescatori. “Le informazioni in nostro possesso indicano chiaramente che i pescatori indiani non avevano armi o munizioni a bordo della loro imbarcazione”, ha detto il ministro indiano, testimoniando a Terzi “la forte reazione e agitazione dell’opinione pubblica nel Kerala” per la morte di Ajesh Binki, di 25 anni, e Jalastein, di 45.