India. Omicidio di noto leader anti superstizione solleva proteste e terrore

Pubblicato il 2 Settembre 2013 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA
Narenda Dabholkar

Narenda Dabholkar

NEW DELHI, INDIA – L’omicidio di un leader anti superstizione in India ha sollevato un’ondata di proteste e anche seminato il terrore tra coloro che si battono contro le varie pratiche di stregoneria e magia nera ancora radicate nella campagne del gigante asiatico e anche del confinante Nepal. L’attivista, Narendra Dabholkar, 68 anni, e’ stato assassinato il 20 agosto nella citta’ di Pune, nello stato centrale del Maharashtra, da alcuni sicari durante l’abituale camminata mattutina.

Da diversi anni si batteva contro le false pratiche magiche e i barbari rituali pseudo religiosi che colpiscono soprattutto le donne e i ceti piu’ vulnerabili. La polizia non e’ finora riuscita a risalire ai killer, ma i sospetti ricadono su estremisti della destra indu’. Le sue campagne ”illuministe” gli avevano procurato molti nemici negli ambienti religiosi e aveva ricevuto anche minacce di morte come hanno rivelato i suoi familiari. In particolare, Dabholkar, che era a capo di un Comitato per l’eliminazione della superstizione (Andhashraddha Nirmoolan Samiti), si batteva per una nuova legge che prevedeva pene piu’ severe per i ”tantrik” come vengono chiamati gli stregoni indu’ che ancora praticano i sacrifici umani per ingraziarsi i favori delle divinita’.

Quattro giorni dopo la sua morte, il governo del Maharashtra ha varato un provvedimento ”anti magia nera” che mette al bando diversi rituali magici, tra cui quelli per determinare il sesso dei nascituri e tutte le forme di ”jaadu-tona” (come e’ chiamata la magia nera) prevedendo pene fino a sette anni di prigione. E’ stato ”l’omaggio a un uomo che per 18 anni si e’ battuto per una simile legge” hanno scritto i giornali. Un comunicato sul suo website (antisuperstition.com) si legge che Dabholkar ”aveva fatto infuriare alcune organizzazioni radicali indu’ perche’ nella sua campagna chiedeva l’abolizione delle pratiche religiose di asceti e fachiri”. In gesto di sfida, l’associazione aveva messo in palio anche una ricco premio in denaro a chi ”sarebbe riuscito a convocare degli spiriti”.

Contrariamente alla tradizione induista, le sue ceneri non sono state sparse in un fiume, ma nel terreno della sua casa. Dabholkar si batteva infatti anche contro l’inquinamento del Gange e degli altri corsi d’acqua causato, secondo lui, dai resti delle cremazioni. In base a stime, in India e in Nepal ci sono circa 5 milioni di santoni, guaritori o asceti che vivono nelle strade o nei luoghi religiosi offrendo amuleti, infusi e talismani o vari consigli contro malocchio.

In alcuni casi, la superstizione produce degli orrori che poi finiscono alla ribalta delle cronaca nera. E’ frequente leggere sui giornali indiani di bambini uccisi in rituali tantrici o di donne accusate di stregoneria e sottoposte a umilianti punizioni come la fustigazione, bere urina, ingerire feci o sfilare nude davanti alla gente del villaggio.