Isis, austriache Samra e Sabina date in “dono” ai jihadisti

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2016 - 19:16 OLTRE 6 MESI FA
Isis, austriache Samra e Sabina date in "dono" ai jihadisti

Isis, austriache Samra e Sabina date in “dono” ai jihadisti

DAMASCO – Samra Kesinovic e Sabina Selimovic, le due adolescenti austriache fuggite da casa per arruolarsi e andare in sposa ai combattenti dell’Isis, furono adescate per essere utilizzate come “regalo sessuale” per i nuovi jihadisti dell’autoproclamatosi Califfato. A rivelarlo è una donna tunisina, ex jihadista, che, in un colloquio con il quotidiano britannico The Sun, sostiene di aver convissuto insieme alle due ragazzine in una casa di Raqqa, roccaforte del cosiddetto Stato Islamico in Siria, prima della loro morte.

“Non cercateci, per Allah vogliamo vivere e morire”, avevano detto appena prima di far perdere le proprie tracce Samra, 17 anni, e Sabina, 15 anni. Un anno dopo, nel 2015, la notizia della loro morte. 

Sabina sarebbe rimasta ammazzata durante i combattimenti, Samra, invece, sarebbe morta dopo aver tentato più volte di fuggire dalla prigione in cui veniva tenuta come schiava del sesso dei miliziani Isis, probabilmente picchiata a morte con un martello dai suoi aguzzini. 

Ad avvicinare all’estremismo islamico le due ragazzine sembra sia stato il predicatore estremista di Vienna Ebu Tejma, che le aveva convinte a sposare due miliziani fedeli allo Stato Islamico.

Ma una volta iniziata la loro vita da mogli di jihadisti, le due ragazzine avevano capito quale era la realtà, ben diversa da quella prospettata loro dal predicatore.

Samra scrisse una lettera ai genitori in diceva di voler tornare a causa, disgustata dalle atrocità degli jihadisti. Naturalmente non è mai riuscita a farlo.

Samra e Sabina non sono le uniche ad aver scelto di darsi all’Isis. Ci sono almeno decine di ragazze francesi, britanniche e tedesche che si sono convertite e sono andate in Siria a fianco dei guerriglieri islamici. E probabilmente Sabina e Samra non sono nemmeno le uniche ad essersene pentite.