I sette giorni della rivolta in Libia: a Bengasi si accende la protesta e arriva a Tripoli

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 19:46 OLTRE 6 MESI FA

Muammar Gheddafi

ROMA  – Sette giorni di manifestazioni di protesta in Libia, teatro di contestazioni senza precedenti contro il colonnello Muammar Gheddafi al potere da 42 anni e dove la repressione sempre piu’ dura e sanguinosa.

Ecco di seguito una cronologia degli eventi: -15/16 febbraio: Nella notte tra martedì e mercoledì la polizia disperde con la forza un sit-in di protesta a Bengasi, 38 i feriti. I manifestanti chiedono la liberazione di un avvocato che rappresenta le famiglie di prigionieri uccisi nel 1996 in una sparatoria in una prigione a Tripoli, i morti furono oltre 1000. Ad Al Beida, sempre in Cirenaica, due dimostranti vengono uccisi dalle forze di sicurezza.

-17: Violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine fanno otto morti -sei a Begasi e due ad Al Beida- e decine di feriti. Vengono intanto diffusi via Fecebook appelli a partecipare alla ‘giornata della collera’ contro Gheddafi. A Zrntrn, (sud-ovest Tripoli) incendiati posti di polizia ed un edificio pubblico, diversi arresti.

-18: Il bilancio degli scontri supera i 40 morti. A Bengasi viene incendiata la sede della radio locale. Due poliziotti vengono catturati dai manifestanti ad el-Baida e vengono impiccati. A Tripoli Facebook non è più accessibile e le connessioni Internet sono difficili in tutto il Paese.

-19: Si aggrava il bilancio di cinque giorni di contestazione: secondo Human Right Watch sono oltre 80 i morti nei tre giorni precedenti. Altro morti a Bengasi, le forze dell’ordine aprono anche il fuoco contro un corteo funebre.

-20: La protesta non si ferma ma repressione è sanguinosa: fonti mediche affermano che sono 285 le persone uccise a Bengasi dall’inizio della protesta, per Human Right Watch le vittime degli scontri da martedì sono 173. Si segnalano spari sulla folla e lanci di razzi Rpg. E’ emergenza negli ospedali: servono medici, sangue e attrezzature. La Farnesina ”sconsiglia qualsiasi viaggio non essenziale” in Cirenaica. In serata uno dei figli di Gheddafi, Seif al Islam, parla in tv: dice che la Libia è vittima di un complotto esterno, corre il rischio di una guerra civile, di essere divisa in diversi emirati islamici, di perdere il petrolio che assicura unita’ e benessere al Paese, di tornare preda del colonialismo occidentale.

-21: Sempre più sanguinosa la repressione che, in una drammatica svolta, oggi sfocia in un massiccio bombardamento sui manifestanti nella capitale e si parla di almeno 250 morti. Dati alle fiamme sedi di parlamento e governo, saccheggiata tv di stato. Gheddafi viene dato in fuga per il Venezuela (notizia poi smentita). Si diffondono inoltre voci su un golpe militare. Le società petrolifere (Eni in testa) evacuano il personale non operativo e le famiglie. Due piloti militari libici fuggono a Malta con i loro caccia.