“Mi hanno aggredito. Bibbia ha fermato i proiettili”. Ma si era sparato da solo

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Giugno 2014 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA
"Mi hanno aggredito. Bibbia ha fermato i proiettili". Ma si era sparato da solo

Rickey Wagoner

DAYTON (OHIO, STATI UNITI) – Si è sparato e accoltellato da solo per poi raccontare di essere stato assalito da tre uomini di colore per motivi di odio razziale. A salvarlo, secondo il suo racconto, sarebbe stata la bibbia tascabile che portava nel taschino che avrebbe fermato i proiettili. Ma secondo la polizia la sua storia non è credibile e il suo caso è stato archiviato. L’uomo, un autista di bus di Dayton, nell’Ohio, dovrà però fare i conti con l’Autorità regionale dei Trasporti che lo ha accusato di aver violato i propri standard di sicurezza sul lavoro.

Lo scorso 24 febbraio, Rickey Wagoner, 49 anni, era in servizio sul suo autobus di linea al momento del presunto attacco. Almeno stando a quanto denunciato dallo stesso autista, che ha detto alla polizia di essere rimasto vittima di un rito di iniziazione di una gang. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, l’uomo avrebbe poi chiamato il 911 e avrebbe detto: “Mi hanno sparato a una gamba. E sento un dolore fortissimo al petto, come se fossi stato colpito con un bastone”.

Più tardi, dopo essere stato soccorso, ha raccontato alla polizia di aver sentito uno dei suoi presunti aggressori dire all’altro: “Devi sparare a un orso polare … se vuoi essere fino in fondo uno del club”.

Orso polare” è un espressione gergale tra le gang di colore per indicare i bianchi. Dettaglio che ha fatto scomodare nientemeno che l’FBI, chiamata a investigare su un potenziale crimine di odio. Peccato che dai rilievi, effettuati in seguito dalla polizia, non risulti nulla di quanto denunciato dall’autista.

A insospettire la polizia è stata innanzitutto la storia della bibbia nel taschino: non era credibile che i proiettili non fossero passati attraverso il libricino tascabile. Sulla scena del crimine poi, non sono state trovate altre tracce di Dna, se non quello della vittima e le sue ferite non erano compatibili con ferite da difesa. In più ci sarebbe un video di sorveglianza che non ha ripreso la scena, presumibilmente svoltasi dietro al bus, ma è riuscito a registrare cinque colpi di pistola, mentre Wagoner ne ha denunciati solo tre.

Forse un mitomane, chi lo sa? Non è chiaro se e perché l’autista si sia inventato una simile storia, oltretutto auto-procurandosi ferite non di poco conto. Ma in assenza di prove la polizia ha archiviato il caso. Mentre lui dovrà rispondere della sua condotta al datore di lavoro.