Legge sull’immigrazione, poliziotto denuncia Stato Arizona

Pubblicato il 2 Maggio 2010 - 08:06 OLTRE 6 MESI FA

Lo striscione della manifestazione contro la legge sull'immigrazione: "Siamo tutti Arizona"

Un ufficiale di polizia di Tucson, in Arizona, denuncia lo Stato sulle nuove misure sull’immigrazione. “Questa legge è totalmente sbagliata. Se io per questa mia presa di posizione pubblica arriverò a perdere il lavoro, pazienza. Almeno so di aver difeso una posizione che ritengo giusta”.

Martin Escobar, un messicano immigrato da bambino negli Stati Uniti e a tutti gli effetti cittadino americano, se la prende con la legge sull’immigrazione firmata dalla governatrice, Jan Brewer.La norma consente alle forze di polizia di fermare un immigrato sulla base del semplice sospetto di clandestinità.

In un’intervista alla CNN, Escobar ha sostenuto che, in base alla nuova legge, lui, che da anni è nel corpo della polizia, d’ora in poi avrà molta più difficoltà a condurre le sue indagini e a svolgere in modo efficace il suo lavoro. Il suo legale ha precisato che in base alla nuova legge un poliziotto ispanico-americano si potrebbe trovare nella paradossale situazione di arrestare se stesso.

Sabato primo maggio centinaia di migliaia di persone, «oltre un milione» secondo gli organizzatori, sono scese in piazza per protestare contro la legge statale.  Sotto lo slogan «Somos Todos Arizona», manifestazioni si sono tenute in oltre ottanta città d’America: da Los Angeles a New York, da Chicago a Washington DC. «Presidente Obama, non permettere che le nostre famiglie siano separate», hanno scandito gli immigrati che hanno manifestato davanti alla Casa Bianca (al grido di ‘Yes We Can – Si Se Puedè).

Manifestazioni analoghe a Phoenix, in Arizona, dove era partita la prima protesta in seguito alla legge firmata dalla governatrice, Jan Brewer. La più imponente delle proteste si è svolta a Los Angeles, dove hanno manifestato non meno di centomila persone. Unanime attraverso tutto il Paese la richieste dei manifestanti: arrivare «al più presto» ad una riforma complessiva dell’immigrazione.