West Virginia, acqua potabile avvelenata: 800 in ospedale

West Virginia, acqua potabile avvelenata: 800 in ospedale
(Foto Ap)

NEW YORK  – Ci vorranno giorni prima che l’emergenza acqua nell’area di Charleston, in West Virginia, finisca. Lo affermano le autorità locali, che hanno ordinato di svuotate la cisterna incriminata, quella da cui è fuoriuscita la sostanza chimica che ha contaminato il fiume e si è infiltrata negli impianti di trattamento delle acque. Intanto sono almeno 800 le persone che hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere per problemi di nausea, vomito, diarrea, mal di testa, irritazione della pelle: tutti sintomi dovuti all’aver bevuto o essersi lavati con l’acqua contaminata. Colpite anche decine di animali.

La fuoriuscita di sostanze chimiche altamente nocive è avvenuta dalla cisterna di un’industria che sorge sulle rive dell’Elk River, il fiume che attraversa la città di Charleston. La regione, a più di ventiquattro ore dall’incidente, è ancora in piena emergenza. Oltre 300.000 famiglie sono senza acqua potabile. Le autorità hanno vietato di berla, ma anche di usarla per lavarsi o per lavare le stoviglie e fare il bucato.

Nei supermercati delle nove contee colpite non si trova più neanche una bottiglietta di minerale, e il presidente americano Barack Obama ha ordinato alla Guardia Nazionale di inviare decine di autocisterne per portare acqua pulita alla popolazione, anche nelle zone più isolate. In azione anche la Homeland Security, le forze della sicurezza nazionale. Nel capoluogo Charleston – che conta oltre 50.000 abitanti, a circa 570 chilometri dalla capitale federale Washington – la situazione è surreale. Ristoranti e scuole sono rimasti chiusi, cosi’ come molti servizi pubblici e commerciali.

L’appello delle autorità locali è incessante: ”Non bevete l’acqua corrente e non usatela per lavarvi”. ”E’ un vero e proprio disastro”, ha commentato il sindaco con rabbia, parlando di migliaia di famiglie in grave difficoltà e spiegando di non sapere ancora quando la situazione tornerà alla normalità. E finora almeno 50 persone, di cui una trentina ricoverate, sono già ricorse alle cure in ospedale, con sintomi di nausea e vomito. I veleni – contenuti in circa 19.000 litri di metanolo metiliciclohexane, solvente usato nella lavorazione del carbone – sono finiti nel fiume e si sono infiltrati negli impianti per il trattamento delle acque. Una parte di queste sostanze – spiegano gli esperti – si sciolgono nell’acqua, e in grandi quantità possono provocare irritazioni e anche problemi respiratori.

L’industria dai cui impianti è avvenuta la fuoriuscita di veleni è nella bufera. Anche per non aver dato immediatamente l’allarme. E ancora si sta cercando di riparare la cisterna e di fermare le predite, mentre proseguono a ritmo serrato le analisi sull’acqua contaminata. Sul caso è stata anche aperta un’inchiesta federale, per verificare tutte le responsabilita’ e formulare le accuse penali del caso.

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