
(Foto Ansa)
La giornata di sciopero dei metalmeccanici, proclamata da Fim, Fiom e Uilm, ha visto migliaia di lavoratori scendere in piazza in diverse città italiane, da Torino a Bologna, per chiedere la riapertura della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale.
A Bologna però la protesta ha preso una piega inaspettata: circa settemila manifestanti hanno invaso la tangenziale verso le 10 di questa mattina, bloccando il traffico in direzione San Lazzaro. Un’azione non autorizzata che ora rischia di costare cara. La Questura ha annunciato che scatteranno denunce penali contro i partecipanti, invocando le nuove disposizioni previste dal Decreto Sicurezza, che inaspriscono le sanzioni per blocchi stradali. “I dimostranti – hanno spiegato dalla Questura – verranno denunciati penalmente, anche alla luce della recente normativa introdotta dal Decreto Sicurezza in materia di blocchi stradali. Hanno disatteso le prescrizioni di pubblica sicurezza, scegliendo di forzare l’ingresso alla tangenziale nonostante il presidio delle forze dell’ordine”. La Questura di Bologna, in aggiunta alla nota ha poi voluto precisare: “I comportamenti posti in essere dai manifestanti, nell’ambito dell’esercizio del diritto di sciopero, saranno riferiti, solo per doveroso adempimento, alla competente autorità giudiziaria per le valutazioni di legge”.
Fiom: “Ci denunciano? Pazienza, abbiamo dei bravi legali”
Molti i clacson dei camionisti di passaggio in solidarietà al presidio. Questo il commento della Fiom: “Ci denunciano? Pazienza, abbiamo dei bravi legali”. A dirlo è stato Primo Sacchetti, il segretario organizzativo Fiom Emilia-Romagna. Che ha aggiunto: “E comunque di fronte a temi del genere e il presenza di migliaia di lavoratori che si battano per i loro diritti dico: Ne valeva la pena. Mi denunciassero pure. Lo ripeto: ne valeva la pena”. Alla manifestazione ha partecipato anche il segretario generale della Fim Cisl Ferdinando Uliano.
Le proteste di Schlein, Fratoianni e Bonelli
La segretaria del partito Democratico Elly Schlein ha attaccato il Governo dopo quanto detto dalla Questura: “A pochi giorni dall’approvazione del decreto sicurezza, abbiamo la dimostrazione che avevamo ragione noi: di fronte all’incapacità di dare risposte al paese sceglie di punire chi si lamenta. È una vecchia tecnica, lo dico a Meloni: si fa il Governo del nemico. Durante lo sciopero dei metalmeccanici i lavoratori sono stati denunciati perché protestavano. Ecco l’obiettivo del dl sicurezza, era non ascoltare il grido dei lavoratori, ora chi si lamenta viene punito. Diamo ai metalmeccanici piena solidarietà”.
Via social ha protestato anche Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra: “Ma il governo pensa davvero di affrontare i problemi dei lavoratori che giustamente protestano pacificamente per il futuro del loro lavoro sbattendoli in carcere?”.
“Oggi a Bologna – ha spiegato in una nota il deputato di Avs Angelo Bonelli – diecimila lavoratrici e lavoratori metalmeccanici hanno esercitato un diritto costituzionale, quello di scioperare e manifestare per un contratto fermo da oltre un anno. La risposta dello Stato è stata l’annuncio di denunce penali, con l’applicazione di un decreto che prevede fino a due anni di carcere per chi partecipa a un blocco stradale durante una manifestazione. È l’ennesima prova che il decreto Sicurezza voluto dal governo Meloni non tutela la sicurezza dei cittadini, ma serve soltanto a intimidire e a criminalizzare il dissenso. Meloni non affronta la crisi sociale: la criminalizza, portando in carcere chi la subisce e osa protestare”.
E ancora: “Colpire chi chiede lavoro e diritti significa accendere un conflitto inutile e sbagliato che scarica sui lavoratori il costo di scelte miopi e di una politica industriale fallimentare. Questo decreto è una norma ideologica, repressiva e anticostituzionale. Non dà alcuna sicurezza agli italiani, non interviene sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nei trasporti, nella sanità, nelle periferie. Serve solo a colpire chi protesta contro l’ingiustizia sociale. L’Italia ha bisogno di più diritti, non di nuove galere. E ha bisogno di una politica che ascolti le piazze, non che le punisca”.