Anatocismo, Banca d’Italia: “Solo l’Islam non accetta interessi sugli interessi”

Anatocismo, Banca d'Italia: "Solo l'Islam non accetta interessi sugli interessi"
Anatocismo, Banca d’Italia: “Solo l’Islam non accetta interessi sugli interessi”

ROMA – Anatocismo, Banca d’Italia: “Solo l’Islam non accetta interessi sugli interessi”. “Qualsiasi paese che non abbia una legislazione islamica accetta la capitalizzazione degli interessi, cioè l’applicazione degli interessi composti, di cui un sistema come il nostro non potrebbe fare a meno. Nessuna economia di mercato può funzionare senza questo meccanismo”. Lo ha detto il capo del Servizio stabilità finanziaria della Banca d’Italia Giorgio Gobbi in audizione davanti alle commissioni Industria e Ambiente del Senato sul decreto per la competitività delle imprese che prevede, all’articolo 31, la reintroduzione dell’anatocismo bancario.

Oggi, 10 luglio, scadono i termini per la presentazione di emendamenti al testo: associazioni dei consumatori e di imprese contestano l’anatocismo bancario appellandosi anche diverse sentenze della Cassazione e perfino della Corte Costituzionale che già lo avevano cancellato dal nostro ordinamento. Contrario anche il centrodestra (in particolare Fratelli d’Italia che con Giorgia Meloni aveva sollevato il caso.

Non è chiarissima la posizione del Pd che con Enrico Morando ammette che il problema c’è ma non ha presentato emendamenti correttivi. M5Stelle, insieme agli altri, sospetta l’ennesimo regalo alle banche quale compensazione per l’aumento delle tasse sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia (con cui il governo Renzi ha finanziato parte del bonus da 80 euro).  Nessun partito, in ogni caso, ha rivendicato la paternità del provvedimento.

“Il decreto – dice Gobbi – stabilisce che interessi attivi e passivi debbano essere trattati allo stesso modo e capitalizzati su base annuale e questo va incontro a esigenze di trasparenza. L’articolo 31 produce chiarezza accettando l’idea che una moderna economia di mercato prevede l’interesse composto” e “la formulazione così com’è per noi è opportuna e salva molte famiglie da più spese”. Quindi “l’articolo 31 ha il merito di introdurre una norma di trasparenza – conclude – Se però il legislatore vuole vietare l’interesse composto, deve sapere che lo vieterà solo sulla carta perché un sistema come il nostro non potrebbe farne a meno: l’intera struttura della determinazione dei tassi di interesse si basa sull’interesse composto, se lo aboliamo, dovremmo ripensare come definire tutti gli strumenti finanziari”.

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