Resa dei conti in Compagnia Sanpaolo: per Benessia è sfida all’ultimo voto

Angelo Benessia

Sta entrando nel vivo il confronto del consiglio generale della compagnia di Sanpaolo, riunitosi questa mattina a villa Albegg,  a Torino, per discutere della fiducia al presidente Angelo Benessia. Alla riunione, che si presume andrà avanti ancora per qualche ora, hanno preso parte anche i componenti del comitato di gestione. Al centro del contendere  il ruolo di Benessia e soprattutto la gestione, aspramente criticata, della partita delle candidature per la presidenza del consiglio di gestione dell’istituto di credito.

Dopo la relazione di una decina di cartelle di Benessia, sono intervenuti alcuni componenti del comitato di gestione e il vicepresidente della Compagnia Luca Remmert, indicato tra i dissidenti, che avrebbe espresso le sue perplessità sulla gestione Benessia. A quanto si apprende, i componenti del comitato di gestione, comunque in maggioranza favorevoli al presidente, non votano. Tra i consiglieri è intervenuto Bruno Manghi che con le sue polemiche dimissioni, in contrapposizione con la gestione di Benessia, diede il via nelle settimane scorse al raggruppamento dei consiglieri dissidenti.

Lui, Angelo Benessia, avvocato torinese e primo azionista della banca Mi-To, non ha alcuna intenzione di mollare: Del resto non è ancora così certa la determinazione dei suoi oppositori. La resa dei conti è iniziata ieri sera. Teatro della sfida la casa di Suor Giuliana, uno dei membri del consiglio generale, (già alla guida del Cottolengo), dove si è ritrovato il gruppo degli 11 consiglieri (su 21) firmatari della richiesta di “verifica” della gestione Benessia. Una maggioranza che forse troppo risicata: ha già perso qualche pezzo per strada dal momento che in origine (il 3 maggio scorso) le firme degli oppositori al presidente erano 13.

In quella sede, Manghi ha denunciato il crollo al “minimo storico del pluralismo” nella fondazione e la conduzione “malaccorta” della partita, assai tormentata, delle nomine a Intesa. Arrivata a conclusione solo con la nomina di Andrea Beltratti alla presidenza del consiglio di gestione.

Benassia era stato acclamato presidente solo due anni fa, grazie all’intesa tra i rappresentanti del mondo accademico e i vertici di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino, Comune di Genova. In lui era riposta la speranza di ristabilire equilibri più favorevoli a Torino nella fusione dell’Istituto San Paolo con Banca Intesa. Anche se non porta la responsabilità della fusione (è stato nominato l’anno successivo), Benessia viene accusato del fatto che la Compagnia Sanpaolo, primo azionista col 10%, conti come la Cariplo di Guzzetti che dispone della metà delle azioni (5%).

Tra i motivi che hanno portato alla richiesta di “verifica” della gestione del presidente, ce n’è uno in particolare. Al presidente i consiglieri “ribelli” rimproverano di aver giocato una battaglia personale per far fuori Enrico Salza. la sua posizione su questo punto è seriamente in bilico e non è certo che bastino le rassicurazioni dell’ultimo minuto o le promesse che da oggi in poi “cambierà rotta” essendo “disposto maggiormente al dialogo”. Le tensioni all’interno della fondazione, nate intorno alla sfiducia verso Enrico Salza prima e alla rinuncia di Domenico Siniscalco poi, non si sono placate con la nomina di Andrea Beltratti alla presidenza del Consiglio di gestione della banca.

Da Benassia arriverà un appello alla responsabilità nei confronti del territorio e della banca. Di certo quello che si apre oggi è il passaggio più tormentato e difficile nella vita professionale dell’avvocato torinese.

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