Blocco stipendi statali, aggio Equitalia: se illegittimi servono altri 15 mld

Blocco stipendi statali, aggio Equitalia: se illegittimi servono altri 15 mld
Blocco stipendi statali, aggio Equitalia: se illegittimi servono altri 15 mld

ROMA – Dopo la sentenza che impone di rimborsare i pensionati per le mancate rivalutazioni 2012/2013, la Corte Costituzionale potrebbe infliggere altri colpi alla finanza pubblica. Tesoro e Governo guardano ora con rinnovata preoccupazione ai ricorsi all’esame della Corte sul blocco degli stipendi del pubblico impiego (12 miliardi in 5 anni è la sua valutazione) e sull’aggio dell’8% imposto da Equitalia sulle riscossioni.

Se i magistrati dovessero stabilire, come per le pensioni, che il blocco delle rivalutazioni deciso dal governo Monti fu illegittimo e che l’aggio all’8% è eccessivo, si profilerebbe per il Mef un rischio restituzione di 17 miliardi. Roberto Petrini spiega su Repubblica cosa potrebbe avvenire a breve per i conti pubblici.

Anche in questo caso stanno venendo al pettine i nodi delle scelte di finanza pubblica fatte durante la crisi e la Corte è chiama da decidere sui numerosi ricorsi. In prima linea, per importanza, c’è quello del 23 giugno: tra poco più di un mese la Consulta sarà chiamata a stabilire se il blocco degli stipendi del pubblico impiego, valutato in 5 anni di 12 miliardi, è più o meno legittimo. La Corte si è già espressa su questo tema in passato: allora bocciò i ricorsi spiegando che l’emergenza economica poteva giustificare i sacrifici, ma «per un tempo limitato».

Ora sono passati altri due anni, nuovi ricorsi sono giunti sul tavolo della Corte, e dunque il «tempo limitato » potrebbe essere ritenuto trascorso e la sentenza potrebbe imporre la restituzione. La partita non finisce qui perché nei prossimi giorni la Corte sarà chiamata a decidere se l’aggio dell’8 per cento chiesto da Equitalia sulle somme riscosse a ruolo sia legittimo o meno (costo 2-3 miliardi). Si attende anche un nuovo pronunciamento sulle pensioni: si tratta di quelle veramente d’oro, oltre 14 volte il minimo, circa 90 mila euro, sulle quali il governo Letta ha reintrodotto il contributo di solidarietà. (Roberto Petrini, La Repubblica).

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