Il caporalato riguarda 400mila lavoratori, Camusso: “Sia un reato”

Pubblicato il 24 Gennaio 2011 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA

“Bisogna riconoscere la natura di reato, la tratta delle persone qualsiasi sia la sua forma è un reato”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha parlato del caporalato in occasione dell’assemblea nazionale dei quadri Flai e Fillea (le categoria dell’edilizia e dell’agroindustria di Cgil), dove è stata presentata una proposta di legge sul tema.

Ne consegue, ha aggiunto Camusso, l’esistenza di un ”problema di appalti, subappalti, criminalità organizzata” che insieme al caporalato ”riguarda l’Italia sia che del nord che del sud”.

Il caporalato, secondo la legge, attualmente è punito in caso di flagranza con una sanzione amministrativa di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato. E’ una realtà che, secondo le stime dei sindacati, riguarda oggi in Italia 400mila lavoratori.

“Si stima – spiegano i sindacati Flai e Fillea – che l’apporto del lavoro sommerso al Pil italiano sia oltre il 17%, contro una media dei paesi avanzati dell’Europa a 15 del 4%. L’agricoltura e l’edilizia, insieme al settore dei servizi sono i più colpiti dalla presenza di lavoro nero e grigio, di evasione ed elusione fiscale e contributiva e, non a caso, di una maggiore incidenza di infortuni gravi e mortali”.

L’edilizia, aggiungono Fillea e Flai, “sta rispondendo alla crisi con un aumento di illegalità, che va dall’evasione contributiva, all’utilizzo improprio dell’apprendistato, al sottoinquadramento, fino all’utilizzo dei muratori-partita Iva ed al ricorso al lavoro nero. Nei cantieri italiani le stime Fillea parlano di 400 mila i lavoratori irregolari e di un moltiplicarsi dei mercati delle braccia in tutto il territorio nazionale, sempre più controllati e gestiti dai caporali della criminalità organizzata, l’unica “impresa” che cresce in tempo di crisi e si nutre dell’assenza del suo nemico, la legalità”.