Catastrofi e sfiducia zavorrano l’economia Usa. In Germania, invece, la crisi è un vago ricordo

NEW YORK – La frenata è di quelle che fanno paura. I numeri dell’economia statunitense diffusi giovedì 28 aprile dal Dipartimento del Commercio dicono chiaramente che c’è poco da stare tranquilli. La fase acuta della crisi sarà anche finita, ma una ripresa chiara è ancora là da venire. Nel primo trimestre 2011, infatti, il Pil Usa è cresciuto solo dell’ 1,8% contro il 3,1% del trimestre precedente.

La frenata ha comunque una serie di spiegazioni “esterne” che la fanno risultare frutto non solo della debolezza Usa: si parte dal terremoto in Giappone che ha causato non pochi ritardi nelle consegne fino all’inverno “maledetto” degli States, tutto neve e tempeste. E’ notizia di giovedì quella degli oltre 100 morti solo in Alabama per le tempeste e gli allagamenti.

Le catastrofi, però, non spiegano tutto e la fiducia è col contagocce. Il mercato non ha fiducia nel dollaro, tradizionale moneta rifugio da cui però, come scrive Mario Platero sul Sole 24 Ore, ora si fugge cercando ripari in beni come l’oro che passa di record in record.

Poi c’è la disoccupazione, la vera doccia fredda dei dati del Dipartimento del Commercio. La richiesta di sussidi, infatti, in una settimana è aumentata di 25 mila unità. Dato in controtendenza con quanto avvenuto nello scorso trimestre quando erano stati creati 216 mila nuovi posti di lavoro.

Se si fa un salto oltreoceano e si guarda a Berlino i conti per gli States diventano amarissimi. Perché giovedì anche la Germania ha dato i suoi numeri sul lavoro e la musica è completamente diversa. 37000 disoccupati in meno rispetto all’ultimo mese ma, soprattutto, numero di senza lavoro che scende sotto i 3 milioni, attestandosi a 2 milioni e 970 mila. Tasso al 7,1%. Per avere un’idea: non succedeva dal 1992, molto ma molto prima della grande crisi finanziaria.

In Usa, per trovare dei dati davvero positivi bisogna invece guardare a Wall Street. L’indice Dow Jones continua a salire in modo continuo e quota 13 mila è sempre più vicina. Cresce, troppo e non è un bene, l’inflazione: 3,8% contro 1,7% del trimestre precedente. Il tutto nonostante i consumi siano in frenata: nell’ultimo trimestre sono cresciuti del 2,7% contro un aumento del 4% di fine 2010.

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