Consob: Mps ha ingannato i risparmiatori

Pubblicato il 18 Febbraio 2013 - 12:16 OLTRE 6 MESI FA
giannini repubblica

Massimo Giannini analizza lo scandalo Mps

Il rapporto della Consob ai pm di Siena è un nuovo atto d’accusa a chi ha governato il Monte dei Paschi in tutti questi anni, non solo i funzionari improvvisati banchieri ma anche la classe politica ex comunista che dalla fine della guerra ha dominato questo territorio. Massimo Giannini, su Repubblica, ne racconta, in un lungo articolo intitolato “Così Mps ha manipolato il mercato”.

La parola d’ordine è Tangentopoli, che sa tanto di campagna elettorale di Mario Monti e tende solo a sublimare un problema, quello della corruzione, vecchio come il mondo, che va combattuto metro a metro senza mai cedere alla umana tentazione di considerare definitivo ogni risultato conseguito: questo infatti fu l’errore, se altri non erano i loro obiettivi, non giudiziari ma politici, dei pm di Mani Pulite a Milano.

Concetti sbagliati a parte,

“quello che viene a galla, dalla palude del malaffare in cui è sprofondata la banca più antica del mondo, è invece un gigantesco groviglio, per niente «armonioso», di comportamenti fraudolenti dei vertici dell’istituto. É già lunga lista dei reati addebitati a Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri. Truffa, appropriazione indebita, ostacolo alla Vigilanza. Ora, all’elenco, si aggiunge anche la «manipolazione del mercato», uno dei reati finanziari più gravi per la trasparenza del mercato borsistico.”

Scivolando nell’enfatico e nel desiderio di eternità di cui sopra, Giannini afferma che quanto emerge rende

“quasi impossibile la missione di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, impegnati in un risanamento che difficilmente potrà prescindere da un intervento diretto dello Stato nel capitale dell’istituto”.

Anche qui sembra si stiano mettendo le mani avanti, Proseguiamo:

“Da venerdì scorso, sul tavolo del pubblico ministero della Procura di Siena Antonino Nastasi ci sono due documenti pesanti […] trasmessi dalla Consob, che dopo la Banca d’Italia parte a sua volta all’attacco [ma di quale mercato si sono occupati finora, quello di Liliput?] di Mussari e della «banda del 5%».

I due documenti sono una «Relazione per la Commissione» di 5 pagine e una «Nota Tecnica» di 27 pagine  e vi si parla di «Configurabilità dell’illecito di manipolazione del mercato con riguardo a condotte tenute da esponenti di Banca Monte Paschi di Siena SPA nella strutturazione di un’operazione di rafforzamento patrimoniale per l’acquisizione di Banca Antonveneta SPA e alle informazioni circa il patrimonio di vigilanza e i coefficienti patrimoniali di Banca Mps SPA esposte nella relazione semestrale al 30 giugno 2008».

Scrive Giannini:

“L’iniziativa della Consob, come si legge nello stesso documento introduttivo, nasce da un incontro che il 7 dicembre 2012 lo stesso pm Nastasi ha convocato a Siena, insieme ai rappresentanti della Guardia di Finanza, «il comandante del Nucleo, Generale Giuseppe Bottillo, e il tenente colonnello Pietro Bianchi », e allo staff dell’organo di controllo della Borsa, «il responsabile della Consulenza legale e il responsabile dell’Ufficio Abusi di Mercato».

(…)

“L’esito è inequivocabile: «Dall’esame dei documenti emergono elementi sulla base dei quali appare opportuno comunicare alla Procura di Siena che potrebbe essere configurabile il reato di manipolazione del mercato, previsto dall’articolo 185 del decreto legislativo n. 58/1998». Mussari, Vigni e il gruppo dirigente di Mps del periodo 2008/2011 dovranno rispondere di una nuova accusa, per reati di natura finanziaria.

La Consob punta

“il dito contro la famigerata operazione «Fresh» da 1 miliardo, che il Montepaschi lancia tra il novembre 2007 e la primavera 2008 con JpMorgan, per finanziare l’acquisto a prezzi esorbitanti di Antonveneta. Manovra che la banca spaccia per aumento di capitale e che invece è un contratto di usufrutto, come ora sappiamo e come certifica Bankitalia in un documento trasmesso alla Procura il 28 novembre 2012, e riportato nella nota Consob”, che scrive:

«Nel complesso il declassamento del titolo ha come effetto una contrazione sia del patrimonio di base (da 6,3 a 5,2 miliardi) sia di quello supplementare (da 5,7 a 5,2 miliardi). In relazione a detto effetto riduttivo, al 30 giugno 2008, il patrimonio di vigilanza non risulta in grado di coprire i totale dei requisiti prudenziali, con un total capital ratio in riduzione dal 9,1 al7,8%, rispetto a un minimo dell’8%)».

Giannini:

“Questo sostanziale falso in bilancio, compiuto dai vertici della banca, è alla base dell’ipotesi del reato di ostacolo alla Vigilanza, sollevato dalla Banca d’Italia. Ora la Consob aggiunge un altro profilo penale: il danno ai risparmiatori. «Un investitore che si fosse proposto di compravendere strumenti finanziari emessi da Mps — riassume la Consob a pagina 26 della Nota Tecnica — avrebbe rinvenuto nella relazione semestrale al 30 giugno 2008 indicazioni false e fuorvianti circa: la dimensione del patrimonio di base, del patrimonio supplementare e, conseguentemente, del patrimonio di vigilanza; l’adeguatezza del patrimonio di vigilanza ai fini della copertura delle erudite potenziali connesse ai rischi assunti da Mps; l’assenza di necessita di ricorrere al mercato per la raccolta di nuove risorse finanziarie che potessero essere computate nel patrimonio di vigilanza; in definitiva, il valore degli strumenti finanziari emessi da Mps. Su tali indicazioni l’investitore avrebbe erroneamente fondato le proprie decisione di investimento o disinvestimento con riguardo al prezzo al quale convenientemente compravendere e alla dimensione delle operazioni da effettuare».

“Il risparmiatore, secondo la Commissione, sarebbe stato in sostanza indotto «ad attribuire agli strumenti finanziari emessi da Mps un valore superiore a quello loro attribuibile sulla base della reale consistenza del patrimonio divigilanza e dell’effettiva consistenza dei coefficienti patrimoniali », poiché non avrebbe percepito «la minore capacita di assorbimento delle erudite potenziali» e la maggiore probabilità del ricorso «all’emissione di nuovi strumenti finanziari classificabili nel patrimonio di vigilanza di base».