Donne d’impresa, Maria Grazia Reynaldi: dallla cosmesi naturale a Torino al burro di karité in Burkina Faso

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 4 Aprile 2022 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA
https://www.dailymail.co.uk/news/article-10682607/Were-going-keeping-peoples-names-mouths-Trevor-Noah-mocks-Smith-Grammys.html?ito=push-notification&ci=wweXjQdZnM&cri=UFJVHjcq0j&si=787744&xi=b36dd519-37fa-4135-a69e-360e71db0cc6&ai=10682607

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DONNE D’IMPRESA: Maria Grazia Reynaldi. Torinese, fondatrice di Reynaldi Srl, ideatrice della prima azienda cosmetica benefit italiana, dal 2016.

La  nuova forma giuridica di società  relizza l’aspirazione aziendale di avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla società coniugando in questo modo l’economia di mercato con politiche sociali, ambientali ed etiche.

L’azienda formula, produce e mette in vendita prodotti cosmetici per il marchio DOTTORESSA REYNALDI LABORATORIO DI COSMESI NATURALE. Li distribuisce direttamente nei negozi di proprietà di Torino e attraverso l’e-commerce.

Il 95% del fatturato è rappresentato da clienti italiani ed esteri per i quali vengono realizzati prodotti in esclusiva a marchio del cliente. Lo stabilimento  oggi occupa un’area di 7.500mq, dà lavoro a 80 dipendenti e ha una capacità produttiva di 100.000 pezzi al giorno.  Dal 2016, prima in Italia, diventa Società Benefit. 

Prima il Covid, poi l’Afghanistan, infine la guerra. Le nostre figure femminili nella politica dei potenti, purtroppo, non hanno mai voce in capitolo.

Ma davvero le donne possono solo pregare?

Credo nella forza della preghiera ma credo anche fermamente nell’impegno necessario da parte del singolo di mettere in atto azioni proprie. È detto che Dio vuole salvarci ma chiede anche il nostro impegno attivo.

Per arrivare a far parte della politica dei potenti non ci si improvvisa, è necessario prepararsi duramente sia per gli uomini che per le donne. Per le donne in particolare perché devono navigare in un mondo “altro” dalla loro sensibilità.

Dovrebbero nascere scuole e università di formazione politica in modo tale che le donne possano partire senza handicap rispetto ai colleghi uomini. Inoltre le associazioni femminili dovrebbero promuovere un codice etico per poter offrire valori femminili forti in grado di orientare la formazione delle giovani alla disciplina, alla fermezza, alla competenza, alla capacità di resistere alle difficoltà, al discernimento del bene da compiere.

Secondo il mio parere – lavoro da 40 anni e ho dato e continuo a dare lavoro alle donne – tutte noi abbiamo costituzionalmente l’handicap del lamento. Prima di essere positive e propositive, incominciamo a vedere le difficoltà e a lamentarci.

Atteggiamento deplorevole delle donne

Ci mette in posizione di debolezza nei riguardi degli uomini che non hanno stima delle “lamentose”. Così ci cassiamo prima di partire. Dovremmo avere più spirito di corpo, una visione più grande del piccolo quotidiano.

Dovremmo fare rete tra noi, supportarci meglio una con l’altra, credere nelle nostre capacità. Invece normalmente ognuna guarda il suo “giardinetto” e non è disposta a cacciare il naso fuori dal suo terribile quotidiano per vedere come può migliorare la sua condizione.

La maternità invece di essere un’esperienza positiva che impegna il dono di sé ai massimi livelli è considerata come un evento troppo impegnativo e non desiderabile. Le mie amiche AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda) sono donne che hanno delle bellissime famiglie. Hanno fatto figli senza stare un anno lontane dal lavoro. Dirigono l’azienda, sono ottime cuoche, sono impegnate nel sociale, nelle associazioni. Hanno la casa sempre piena di amici, si adoperano per gli altri in tutti i modi. E si impegnano ad aiutare le donne favorendo l’imprenditorialità femminile. Queste sono le donne che mi piacciono. Più saremo così, più avremo voce in capitolo.

Nel 2003 lei ha aiutato un gruppo di africane a Bobo Dioulasso in Burkina Faso nella nascita di un’azienda di produzione di burro di karitè.

Insegnando così alle donne a realizzare una linea di cosmetici molto speciale. In vent’anni di attività l’azienda “Yelen noi per voi” ha dato lavoro a molte donne … ci può dire qualcosa di più?

A maggio del 2003 ricevo una e-mail da una mia cara amica, suor Laura Bonin, con la richiesta di una idea per poter aiutare le donne africane a fare impresa. Dissi che avrebbero potuto imparare a produrre il Burro di Karitè. Lo si ottiene dal frutto della pianta del Karitè molto diffusa in Burkina Faso.

Dissi che ero disponibile ad acquistarne subito 100kg. Detto fatto le donne sono partite per la capitale Ouagadougu. Il governo incentiva la produzione del burro considerato una ricchezza del Paese, organizzando  corsi di formazione per la produzione del burro. Nella cucina di Henriette, le cinque amiche hanno incominciato a produrre il burro.

Dalla camomilla al burro

Mi sono ritrovata nella mia stessa situazione quando anche io sul tavolo della mia cucina di casa, nella pentola della pastasciutta, ho incominciato a produrre lo shampoo alla camomilla. Adesso ho 8.000 mq di azienda e 80 dipendenti e la pentola della pastasciutta è diventata un impianto da 3.000kg di crema.

Come potevo non aiutarle? Dopo un po’ di mesi mi hanno mandato il loro burro molto ben fatto. Dopo pochi anni, con i soldi guadagnati e con qualche donazione, hanno acquistato un terreno. E hanno costruito i locali per lo stoccaggio delle noci, la produzione del burro, il laboratorio e gli uffici.

Oggi oltre al burro commercializzano molti prodotti cosmetici che gli ho insegnato a fare. Sono andata a trovarle molte volte anche insieme ai miei figli per portare loro attrezzature nuove per fare fronte all’aumento della produzione.

Oggi la piccola azienda offre lavoro a molte donne che oltre ad un beneficio finanziario traggono anche il vantaggio di crescere nella coscienza di sé, di quello che possono e riescono a realizzare con la loro volontà e le loro forze. Si è creata una cultura d’impresa là dove non esisteva alcuna opportunità.

Lei è un’antesignana della “fito terapia”. Prima fra le donne in Italia laureata in cosmetologia. Da dove nasce questa passione?

Vengo da una famiglia di medici e farmacisti. Mio nonno faceva già molti  preparati nella sua farmacia e aveva anche un’azienda chimica. Fare farmacia era già nel mio DNA. Nel 1970 la facoltà di Farmacia di Torino fu la prima facoltà in Italia ad introdurre nel suo ordinamento il corso di chimica dei prodotti cosmetici. A casa si usava solo acqua e sapone e fui incuriosita dalla materia. Così sono stata la prima laureata in Italia con una tesi sperimentale sulla chimica dei prodotti cosmetici. In occasione della tesi  posso dire di essere stata la prima a formulare dei prodotti cosmetici con ingredienti naturali in modo da renderli più funzionali, sicuri, efficaci e gradevoli.

Il cambio generazionale nella sua azienda è avvenuto in maniera positiva  e vincente. Qual è il segreto?

Mi sono sempre divertita facendo il mio lavoro e ancora oggi continuo dopo 42 anni a pensare, programmare, realizzare. Lo faccio naturalmente con i miei due figli Andrea e Marco con cui ho un bellissimo rapporto.

Hanno dimostrato di essere competenti, affidabili, capaci di affrontare le inevitabili difficoltà, creativi e con un’ampia visione del futuro. Grazie a loro l’azienda in pochi anni ha raggiunto una dimensione per me insperata.

Sono stata molto felice di regalare ai miei figli l’azienda perché se la sono meritata. Io continuo a lavorare perché amo il mio lavoro che mi permette di stare in mezzo ai giovani. Sono Presidente del CDA e posseggo delle quote che mi permettono di fare l’ago della bilancia.

Il segreto di questa bella squadra è l’unione famigliare e la condivisione di valori e della mission dell’azienda. Prima azienda Benefit cosmetica italiana dal 2016. Ho sei nipoti e spero che un giorno anche loro vogliano fare parte di questa bella squadra.

C’è qualcosa che ancora non ha realizzato, nei suoi progetti umanitari?

Non si finisce mai di aiutare gli altri e  il bene che si mette in atto, ritorna sotto  le forme più impensate. Sono aperta a nuove esperienze con il gusto di non solo poter aiutare ma anche di conoscere, sperimentare, mettermi alla prova.

Da più parti dell’Africa mi chiedono di riprodurre l’impresa del Burkina Faso. Io spero nel prossimo futuro di recarmi in Togo, in Costa d’Avorio e in Uganda dove mi aspettano per fare le creme con gli oli e le piante e i fiori propri di quelle regioni. 

Cosa consiglierebbe alle giovani che vogliono intraprendere un’attività come la sua?

Non è più come 40 anni fa dove paradossalmente era tutto più facile. La cosmetica ha fatto passi da gigante e ora è una vera scienza dove è necessario mettere in atto molte competenze. Credo sia quasi impossibile oggi iniziare dal nulla come ho fatto io.

In ogni caso oggi le aziende che hanno raggiunto una loro dimensione ottimale sono in grado di offrire posti di lavoro interessanti soprattutto nell’area della ricerca e dello sviluppo dei prodotti. In laboratorio siamo sei dottoresse impegnate nello sviluppo di nuovi prodotti.

È un lavoro impegnativo e gradevole perché si crea benessere e bellezza. È un lavoro “profumato” perché il naso è sempre impegnato nella scelta delle fragranze più adatte ad essere inserite nel prodotto che si sta creando. Auguro alle giovani donne la determinazione, la grinta, l’entusiasmo, e il coraggio necessario per costruire al meglio il proprio futuro.