Donne e impresa: Maria Luisa Cosso, capo dall’età di 21 anni: le donne sono svantaggiate, l’equilibrio è lontano

Donne d’impresa. Maria Luisa Cosso, Classe 1938, ma con una vitalità, uno spirito ed un sorriso evergreen. È presidente di Corfina s.r.l. e Cosso & C. s.r.l. aziende piemontesi. Il suo ingresso in azienda è avvenuto nel 1960, sollecitata dai dipendenti per dare continuità alle aziende di famiglia.

La scomparsa del padre e del fratello, persi in un incidente d’auto nell’aprile 1960, ha segnato la vita di Maria Luisa Cosso, coinvolgendola ancora “ragazza” nel mondo degli affari. Nominata Cavaliere del Lavoro nel 1998 la sua avventura di vita e di lavoro è stata sempre in ascesa.

Da 75 che erano inizialmente, ormai il globale dei dipendenti ha superato le 900 unità e tante donne.

Già presidente della delegazione Piemonte di AIDDA, sono moltissimi gli incarichi che ha ricoperto. Nel 2007, ha ricevuto dall’Università di Torino la laurea Honoris Causa in Economia Aziendale. Nel 2008, ha costituito la Fondazione Cosso, la cui mission è lo sviluppo culturale del territorio pinerolese, con particolare riguardo verso giovani ed anziani. E poi, ancora oggi la sua avventura continua partecipando spesso come relatore a corsi di formazione ed incontri sull’etica d’impresa e sul ruolo femminile nel mondo del lavoro. Le chiediamo:

Come ha potuto affrontare in azienda questa lunghissima e ancora presente pandemia?

 E’ stato molto pesante mantenere il lavoro con la più parte dei fornitori chiusi e proteggere la salute dei dipendenti, ma con molta attenzione si è riusciti a superare il lungo difficile periodo. La mia azienda è rimasta sempre aperta perché il nostro tipo di attività – vendita di ricambi auto – è stato considerato di servizio. Particolare riconoscenza devo ai miei dipendenti, sempre presenti; naturalmente da parte della direzione sono stati messi in atto tutti i protocolli anti-covid. Adesso il lavoro è tornato normale, anzi in ripresa.

Donne imprenditrici: nella sua vita ci sono state alterne vicende che ha dovuto superare con grande forza di volontà e cos’altro?

Direi che l’improvvisa morte di mio papà e di mio fratello è stato il momento più drammatico della mia vita. Avevo 21 anni e non ero certo preparata ad una simile tragedia. Nel 1960, per una giovane della mia età, il compito che mi era caduto sulle spalle era totalmente inusuale. Solo con tanto coraggio e con tanta volontà sono riuscita ad inserirmi nell’attività imprenditoriale creata da mio papà e a sviluppare l’azienda. Determinante per il successo è stata la forte collaborazione di tutti i dipendenti, in particolare degli operai, che mi sono sempre stati vicini e che, soprattutto agli inizi, sono stati ottimi maestri.

Quali programmi futuri per le sue aziende, nel post Covid

Il mercato del lavoro ha molto sofferto le difficoltà dello scorso anno e anche i primi mesi del 2021 non sono stati brillanti. Oggi la situazione pare migliorare e anche le Associazioni Imprenditoriali danno segni di crescita, piccola ma costante. Da parte mia c’è l’impegno di migliorare l’organizzazione aziendale e di sviluppare ancora le vendite, privilegiando sempre la qualità del prodotto e il servizio alla clientela.

C’è stato qualche errore nella sua vita di lavoro e come di tante donne, che avrebbe potuto evitare?

 Certamente in una vita attiva lunga come la mia ci sono stati errori, nessuno così importante da lasciare traccia. Condividendo la mia attività con collaboratori e familiari ho sempre avuto un riscontro quasi immediato delle mie scelte, con la possibilità di modificarle se necessario.

Cosa pensa della “parità di genere”, oggi tanto discussa e discutibile?

La donna ha ancora oggi maggiori difficoltà ad essere riconosciuta nel suo impegno. Io, che ho una lunga storia di lavoro, posso dire che sono stati fatti passi da gigante. Nel 1960 una giovane donna in azienda era al massimo dattilografa, non certo titolare. Purtroppo poche aziende hanno trattamento paritetico tra uomo e donna. Inoltre la donna ha carichi familiari spesso non delegabili e ben si è visto durante la pandemia nel lavoro a distanza, con figli e famiglia che avevano contemporaneamente esigenze di cure. Un segnale molto grave è la forte caduta dell’occupazione femminile causata dalla crisi del 2020. Bisogna lavorare per un giusto equilibrio tra uomo e donna.

Quale futuro per la sua Fondazione?

 La Fondazione Cosso è la realizzazione di un sogno durato molti anni e arrivato a compimento quando mia figlia mi ha detto che mi sarebbe stata accanto e ne avrebbe curato l’attività. Nata nel 1998 per diffondere cultura soprattutto a favore dei giovani, degli anziani, della famiglia, si è affermata per le qualità del suo lavoro e delle sue proposte. Agisce su cinque linee: l’arte, con esposizioni di vario genere; la musica, con concerti nel Castello e nel parco; la natura, grazie ad uno splendido parco di 60.000 mq. con molte piante storiche; la didattica, rivolta a tutte le fasce d’età; il sociale, con servizi a favore delle fasce deboli. Il suo futuro è sempre più proiettato verso i giovani, che nella Fondazione trovano punto di riferimento e di accoglienza.

 

 

 

 

 

 

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