Quando Equitalia colpisce a tradimento: ipoteche e pignoramenti nascosti al contribuente

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 17 Maggio 2011 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un milione seicentomila preavvisi di fermo e 577mila fermi effettuati. Quattrocentocinquantamila ipoteche iscritte dal 2007 al 2010 ed ancora in vita, escluse quindi quelle per cui è avvenuta la cancellazione, 135mila nuove ipoteche solo lo scorso anno. Undicimilacentottantanove pignoramenti immobiliari, erano poco più di 8700 nel 2007. Tre milioni quattrocentomila solleciti inviati dall’agente della riscossione ai contribuenti in posizione di debito, 21% in più rispetto al 2009. Pagare i propri debiti con lo Stato è un dovere, ma c’è modo e modo verrebbe da dire. Equitalia, società pubblica nata nel 2006 e che ha il compito di recuperare i crediti che lo Stato vanta nei confronti dei cittadini, spesso, troppo spesso, ricorre a metodi vessatori. Non c’è proporzione tra la forza che l’esattore può esercitare e le difese che il contribuente può utilizzare. Per non parlare poi della differenza di trattamento quando il debitore è lo Stato e il credito lo vantano i cittadini.

Equitalia è sotto accusa, testimone ne è il malessere diffuso che monta in questi giorni nei confronti dell’agente della riscossione. Le proteste in Sardegna sono solo la punta dell’iceberg. A Bari il sindaco Michele Emiliano ha deciso di sospendere la convenzione per le difficoltà che stanno incontrando aziende e cittadini. Attilio Befera, direttore dell’agenzia delle Entrate (azionista di maggioranza della società pubblica nata nel 2006), poco meno di un mese fa nel corso dell’audizione alla Camera ha affermato che «accade spesso che l’attività posta in essere dalle società del gruppo Equitalia sia soggetta a critiche». Un giudizio a dir poco morbido. Per Livia Salvini, docente di diritto tributario alla Luiss di Roma, «da un lato la forte evasione da riscossione giustifica il ricorso a questi strumenti. Ma, ad esempio per l’ipoteca, è necessario che il contribuente sia messo preventivamente al corrente rispetto alla sua adozione, con la notifica obbligatoria degli atti, solo così può muoversi in tempo anche nelle sedi giudiziarie: questo è il vizio più macroscopico del sistema che, se volesse, il legislatore potrebbe correggere». Inoltre, prosegue Salvini, «in genere non funzionano nemmeno le procedure amministrative che dovrebbero consentire poi, nel momento in cui il contribuente ha pagato, di cancellare i provvedimenti cautelari adottati». «Colpa», a sentire esperti e operatori, di un sistema troppo squilibrato, con misure, come le ganasce fiscali, le ipoteche, i pignoramenti, di fronte alle quali il cittadino o l’impresa si trovano con margini ristretti o inesistenti di difesa. Sul punto Befera alla Camera ha assicurato che sono stati sempre utilizzati in modo «equilibrato e progressivo, cercando di venire incontro, nei limiti del lecito e del possibile, alle esigenze manifestateci dai contribuenti», anche se le cronache dicono il contrario.

Ipoteche, pignoramenti dei conti, blocco dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, fermo amministrativo e udienze concesse con tempi lunghissimi. Sono questi i 5 punti più dolenti nel rapporto Equitalia-contribuenti. Non che solitamente ci sia simpatia tra debitore e creditore ma, in questo caso, il creditore ha il coltello dalla parte del manico. E se le misure cautelari in discussione sono lecite e giuste, almeno in alcuni casi, Equitalia ne abusa e soprattutto non concede al debitore la possibilità di mettersi in regola “dimenticando” di comunicare spesso e volentieri le proprie azioni.

Di ipoteche sulla casa scattate per un debito di poche migliaia di euro ne hanno parlato le cronache, ma questi fortunatamente sono casi estremi, in generale però sulle ipoteche non viene dato alcun preavviso al contribuente. Anche se non si procede all’esecuzione, cioè alla vendita dell’immobile in questione, l’iscrizione è comunque un fattore negativo sia per la persona fisica che per quella giuridica che diventa un cattivo cliente per le banche con le conseguenti difficoltà di accesso al credito. La sospensiva cautelare poi blocca la vendita ma non cancella l’ipoteca. L’ipoteca dovrebbe essere quindi un’estrema ratio a cui ricorrere e da utilizzare solo per cifre che siano “all’altezza”. Centotrentacinquemila ipoteche solo nel 2010 sembrano perciò un po’ troppe.

E la mancanza di comunicazione è anche il metodo adottato e il problema maggiore nel caso di pignoramento di conti e di blocco dei pagamenti da parte della pa. Per quanto riguarda i conti correnti le somme vengono bloccate direttamente senza che il contribuente ne sappia nulla. La rateazione del debito dovrebbe sbloccare i conti ma spesso accade che la rateazione non venga concessa perché si ritiene che il contribuente abbia la liquidità necessaria per saldare il suo debito. Peccato che quella liquidità è congelata proprio a causa del debito che dovrebbe estinguere. Stesso discorso per i pagamenti della pubblica amministrazione che vengono bloccati senza preavviso. Al contribuente viene solo notificato un ordine di pagamento per pignoramento presso terzi ma, per poter incassare le somme che gli spettano, è spesso costretto a saldare prima il suo debito. Giusto e comprensibile in teoria, ma sommamente ingiusto quando sono proprio i pagamenti bloccati quelli che servirebbero per estinguere il debito.

L’unico caso in cui il contribuente viene avvisato della procedura nei suoi confronti è quella del fermo amministrativo. Ma qui entra in gioco anche la lentezza della burocrazia che fa si che la sospensiva non arrivi in tempo utile fermando anche veicoli di persone che hanno saldato il debito o, nel caso della rateazione che blocca il fermo, che l’accordo di questa non venga registrato e che quindi il cittadino debitore si trovi a circolare, a sua insaputa, su veicoli non coperti da assicurazione. E i nodi in questo caso vengono al pettine solo nella malaugurata circostanza di un incidente.

Infine, nonostante la normativa preveda la fissazione di un’udienza per discutere la sospensiva nella prima camera di consiglio utile, spesso trascorre molto tempo, per cui Equitalia procede con gli atti esecutivi. Le sospensive in via di urgenza, auspicate dal Consiglio di presidenza di giustizia tributaria, salvo rari casi, vengono ignorate dalle Cpt. E, in alcune commissioni, le difficoltà nella fissazione delle udienze per le sospensioni fa si che il contribuente, se intraprende un ricorso, dovrà pagare comunque o attendere gli atti esecutivi senza poter far nulla.

Nonostante tutto questo Befera, nella sua audizione alla Camera, ha illustrato con orgoglio i risultati raggiunti e la maggiore incisività nella riscossione, nel 2010 l’incasso è salito a 8,9 miliardi di euro, respingendo al mittente le critiche su cartelle pazze, su aggi e interessi incassati e sulle modalità vessatorie utilizzate da Equitalia. Agenzia delle Entrate e Equitalia respingono le accuse, ma i cittadini, le carte e i numeri dicono il contrario.