La guerra di un esodato: sogni infranti, divorato dall’ansia

Pubblicato il 23 Aprile 2012 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA  – Gennaro Casafina, 57 anni, è un esodato di Poste Italiane. Dopo 39 anni di lavoro e sacrifici, il 18 gennaio 2011 decide di accettare la proposta di lasciare il lavoro in anticipo. Una proposta che gli costa cara. La felicità del 18 gennaio 2011 del signor Gennaro è finita il 4 dicembre. La riforma Fornero l’ha tradito. La pensione non arriverà a maggio 2013, ma nel 2018. E ora Gennaro non sa come spiegare alla moglie Rosa i sacrifici che dovranno accettare. La soluzione ci sarebbe, pagare il saldo dei contributi per gli anni che mancano alla pensione. Ma la cifra richiesta è esorbitante: 50 mila euro. Il signor Gennaro non può permettersela.

Al Corriere della Sera il signor Gennaro affida i suoi timori. La sensazione di un buon affare è sfumata in pochi mesi. Il tempo di realizzare che Gennaro non rientra nei 65 mila esodati che il governo di Mario Monti ha salvato. E 5 anni senza stipendio sono un tempo lungo. L’ansia costuma Gennaro: non dorme e passa il suo tempo a cercare novità sulla riforma. Cerca di capire come tirare avanti. Rinuncia prima al caffè al bar, alla pizza ed al viaggio per festeggiare la pensione.

Gennaro si lascia andare e spiega al Corriere: “Per evitare quei cinque anni di buco nero dovrei pagarmi i contributi che mi mancano. Così potrei andare in pensione ad ottobre del 2014, resterebbe scoperto solo un anno e mezzo. Ma dovrei trovare 50 mila euro. E chi me li dà?”. Parlando delle sue rinunce, il paragone è esemplare: “E’ come essere in guerra”.

E’ in guerra col governo, che l’ha tradito, e con le Poste, che lo rinnegano. Solo una mail di poche righe per spiegare che “rapporto di lavoro del dipendente in oggetto si risolverà definitivamente e irrevocabilmente senza oneri reciproci di preavviso.- e aggiungono – Eventuali risposte alla presente potrebbero essere conosciute, per motivi di sicurezza e organizzativi, dal personale di Poste italiane”.

Le parole della Fornero non aiutano certo Gennaro a dormire, specialmente quando il ministro parla di “comprendere l’ansia degli esodati”: “Volevo essere lì a tirarle le uova. L’ansia non si comprende, bisogna viverla. Ti toglie il sonno, la voglia di andare avanti, ti fa venire in mente l’idea di gesti estremi”.

Poi un ultimo pensiero ai sogni infranti, prima di sprofondare nella realtà che toglie il sonno ed a tratti il respiro: “Speravo di poter stare vicino a mia madre, rimasta sola – Il padre di Gennaro era morto 5 giorni prima di firmare il suo “esodo” – . E di aiutare mia figlia che ci vorrebbe regalare un nipotino ma una baby sitter non se la può permettere. Pensavo di ridare alla mia famiglia il tempo che le ho rubato in 39 anni di lavoro. Per questo ho firmato un patto, un patto stracciato da un momento all’altro. Sa come mi sento? Mi hanno mangiato la vita”.