Fabrizio Saccomanni: “Torniamo a investire e accordi sui tagli”

Fabrizio Saccomanni: "Più soldi per investimenti e accordi sui tagli"
Fabrizio Saccomanni (Foto Lapresse)

LUSSEMBURGO –  Più spesa per gli investimenti, meno tasse sul lavoro e ancora tasse sulla casa nel rispetto del fiscal compact (con il deficit/Pil non oltre il 3%): dal Consiglio dei ministri dell’Unione europea a Lussemburgo, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni spiega in che cosa consiste la nuova Legge di Stabilità. Sulla quale, assicura alla Stampa, “c’è l’accordo”.

Saccomanni difende il taglio al cuneo fiscale e il mantenimento di una imposta sulla casa: “E’ una manovra di riduzione delle imposte sul lavoro e sui contributi pagati dalle imprese. E’ significativa e consentirà alle imprese e ai lavoratori di sostenere l’occupazione e, speriamo, anche i consumi. La questione dell’imposta sulla casa concerne i servizi comunali, servizi che si sono sempre pagati. È una forma di rimodulazione di questa imposizione che, in gran parte, dovrà essere scelta dai comuni. Lo Stato darà un contributo per consentire di fatto l’azzeramento di fatto l’azzeramento dell’imposta alle fasce più basse dei redditi. E’ un passo nella direzione che il governo aveva sempre indicato”.

Saccomanni è soddisfatto della manovra:

“Questa Legge di Stabilità, dice, offre un forte sostegno alle imprese e ai lavoratori. Mantiene l’obiettivo di rimanere nei limiti europei che per noi è una cosa fondamentale, porterà ad una riduzione del costo del debito che permetterà di affrontare altre esigenze in maniera più generosa. Soprattutto c’è una forte inversione della qualità della spesa. Abbiamo fatto dei tagli alla spesa corrente, anche non facili. Ma per la prima volta c’è un forte incremento della spesa per investimenti. Negli anni scorsi si sono fatti quadrare i conti sostanzialmente tagliando gli investimenti o nelle attrezzature delle città e dell’ambiente. Ora vogliamo liberare investimenti che vadano a coprire il dissesto idrogeologo, e ammodernare le infrastrutture. Sono segnali di inversione che vanno accuratamente valutati. Giustamente, Letta ha fatto riferimento al quadro triennale, che non è una invenzione nostra. E’ uno degli obblighi del coordinamento delle politiche fiscali europei. Si vuol evitare che un paese non quadri i conti spostando oneri sui bilanci successivi”.

 

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