Fca-Renault, cronaca di un matrimonio naufragato: l’annuncio, i giapponesi, il ministro francese…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Giugno 2019 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA
Fca-Renault, cronaca di un matrimonio naufragato: l'annuncio, i giapponesi, il ministro francese...

Fca-Renault, cronaca di un matrimonio naufragato (nella foto Ansa modello Fiat/Alfa-Renault del 1958)

ROMA – È durato ufficialmente dieci giorni il fidanzamento Fca-Renault, che, con una fusione da 33 miliardi di euro, avrebbe creato il terzo gruppo mondiale dell’auto, con la possibilità di farlo diventare il primo se l’operazione si fosse allargata anche a Nissan e Mitsubishi, alleati dei francesi.

Le prime indiscrezioni. Che anche dopo la prematura scomparsa di Sergio Marchionne Fca stesse ancora cercando un partner per far fronte alle sfide del settore auto, era noto. A sbilanciarsi sulla pista francese era stato il Financial Times: già lo scorso marzo il quotidiano della City aveva parlato di una discussione in corso con Psa, il gruppo automobilistico che controlla il marchio Peugeot. Non si trattava tuttavia dell’unica carta sul tavolo del presidente di Fca, John Elkann, che alla fine ha scelto la via più rischiosa, cercando un matrimonio con Renault, strada già battuta da Marchionne e dall’ex dominus della casa della losanga, Carlos Ghosn.

La fuga di notizie e la proposta ufficiale. Nel weekend del 25-26 maggio è di nuovo il Ft a tornare sul tema, questa volta aggiustando il tiro e parlando di un’operazione fra Fca e Renault. A fronte della fuga di notizie, lunedì 27 maggio, prima dell’apertura dei mercati, arriva l’ufficializzazione: dal Lingotto è partita la proposta amichevole di una fusione paritetica.

L’annuncio è stato preceduto da settimane di lavoro sotto traccia che vedono diversi incontri fra Elkann, il suo omologo francese Jean-Dominique Senard, il ministro dell’Economia di Parigi Bruno Le Maire e addirittura fra il rampollo della famiglia Agnelli e il presidente francese Emmanuel Macron. La proposta che arriva da Fca è ben articolata, prevede una capogruppo in Olanda e rassicurazioni sui posti di lavoro in Francia e in Italia, oltre che sulla governance.

Le rassicurazioni ai partner giapponesi. La notizia coglie di sorpresa molti, a partire dai giapponesi di Nissan e Mitsubishi, da 20 anni partner di Renault. Inizia quindi un lavoro di sponda volto a rassicurare le due case automobilistiche nipponiche, per cercare di coinvolgerle nell’operazione. Senard vola a Tokyo per conferire con i vertici dei due gruppi, che si mostrano possibilisti, e anche Elkann tesse i propri contatti.

Il nuovo incontro Elkann-Le Maire. Dopo cinque giorni di triangolazioni fra Torino, Parigi e Tokyo, nello scorso weekend, c’è un nuovo incontro fra Elkann e il ministro Le Maire. Lo Stato francese, forte del proprio ruolo di primo azionista di Renault, avanza alcune richieste: vuole un ruolo in cda, peso nelle nomine di vertice e una sede operativa a Parigi. Le trattative ripartono, ma tutti i nodi sembrano superabili a fronte di un’operazione di questa portata. Anche i giapponesi non sembrano osteggiare la fusione: per bocca dell’ad di Nissan, Hiroto Saikawa, ne riconoscono vantaggi e sinergie, ma mostrano cautela.

Il doppio cda di Renault. Che la partita non sia proprio in discesa si capisce il 4 giugno: l’atteso cda di Renault che avrebbe dovuto dare il via libera alle trattative formali per l’operazione prende tempo una prima volta. Dal gruppo francese arriva una manifestazione di interesse per il ‘deal’, ma la riunione viene aggiornata al giorno successivo. Il 5 giugno il cda di Renault si riunisce di nuovo, a mercati chiusi.

Tutti guardano con ottimismo alla chiusura dell’operazione e rimbalzano le voci su un accordo di massima che viene dato per fatto ma che in realtà non c’è mai stato. Dopo sei ore di riunione, nel mezzo della notte, la doccia fredda: il rappresentante dello Stato francese in cda chiede ancora tempo prima di un voto definitivo che servirebbe per un nuovo confronto con Tokyo, con un ventilato viaggio di Le Maire in Giappone.

Fca ritira l’offerta. Da Parigi stentano ad arrivare le attese buone notizie e anche Fca riunisce il proprio board a Londra. Quando Renault ufficializza l’interesse ma anche la richiesta di più tempo, il Lingotto ritira “con effetto immediato” la propria proposta. “In Francia non ci sono più le condizioni politiche” per andare avanti: è il duro j’accuse che arriva da Torino. (fonte Agi)