Fincantieri: chiusure sospese. Corteo a Roma

Pubblicato il 3 Giugno 2011 - 13:24 OLTRE 6 MESI FA

fincantieri_info
ROMA – Niente tagli, niente esuberi, stabilimenti salvi. Almeno per ora. L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha ritirato il piano industriale dell’azienda. Durante il tavolo con governo e sindacati, Bono avrebbe detto: ”Se queste sono le vostre richieste ritiro il piano”. Al tavolo erano presenti il ministro delle Attività Produttive Paolo Romani e i rappresentanti sindacali. Fuori, per le strade di Roma, stavano manifestando i dipendenti dell’azienda, giunti da tutta Italia.

”Ritiro il piano e spero che così si possano esorcizzare le tensioni”, avrebbe spiegato Bono.

”Il governo ha preso atto e apprezzato la decisione” di Fincantieri, ha detto il ministro Romani, al termine del tavolo con azienda e sindacati, annunciando che ora verranno aperti due tavoli regionali, uno ligure e uno campano. “‘Nei prossimi mesi – ha aggiunto Romani – con i tavoli si potranno trovare soluzioni compatibili con livelli occupazionali adeguati”.

I tavoli territoriali partiranno fin dalla prossima settimana ”per la definizione di adeguate soluzioni industriali”, si legge nel comunicato finale. Per quanto riguarda le Liguria, in particolare, il ministro Romani ha annunciato che la prossima settimana sarà firmato l’accordo per il ribaltamento a mare a Sestri per 280 milioni. Mentre per Castellammare di Stabia, ”si apre un tavolo regionale per ipotesi di ristrutturazione”.

Al termine di questa fase di confronto è stato deciso che tutte le parti e le istituzioni interessate alle prospettive di Fincantieri ”saranno convocate – si legge nel comunicato finale – presso il ministero dello Sviluppo economico per la conclusione del confronto e la auspicata sottoscrizione di una intesa generale che risponda alle esigenze di sviluppo industriale e di salvaguardia dell’occupazione”.

Tremila lavoratori si erano dati appuntamento a Roma per protestare contro il piano industriale che prevedeva il taglio di 2.551 di loro. Oltre agli esuberi, il piano prevedeva la chiusura degli stabilimenti di Castellamare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (Genova) e il ridimensionamento di quello di Riva Trigoso (Genova).

I lavoratori hanno raggiunto la capitale a bordo di treni speciali partiti nella notte da Genova e la mattina presto dalla Campania. Altri hanno raggiunto la capitale con quattro bus. Inizialmente i lavoratori di Fincantieri avrebbero dovuto manifestare sotto la sede centrale del Ministero dello Sviluppo Economico in via Molise, ma giovedì sera la questura di Roma ha negato l’autorizzazione del corteo in centro per evitare complicazioni al traffico data la presenza in città di alcune delegazioni estere. Una decisione che è arrivata insieme a quella del dicastero guidato dal ministro Paolo Romani di spostare anche il luogo della riunione a viale Boston, nel più periferico quartiere Eur.

In mille lavoratori si sono comunque riuniti alla stazione Ostiense per sfilare fino al Colosseo. Al vertice del corteo i sindaci di alcuni comuni liguri che volevano sottolineare «l’importanza che gli stabilimenti Fincantieri hanno per il territorio». Tra loro non mancavano i rappresentanti di centrodestra, come Claudio Muzio, sindaco di Casarza Ligure, comune di settemila abitanti che «vive grazie allo stabilimento di Riva Trigoso». Racconta il sindaco: «mio padre, che ha 90 anni e con 40 anni di stabilimento sulle spalle, ha pianto. L’ho dovuto vedere piangere come un bambino quando gli ho detto che lo stabilimento, probabilmente, avrebbe chiuso». Roberto Bagnasco è invece un consigliere regionale del Pdl: «il Governo deve darci risposte e sbloccare il piano di ristrutturazione. Per anni ho fatto il sindaco di Rapallo e posso dire che questi comuni, senza gli stabilimenti, moriranno». I manifestanti, dopo alcuni minuti passati sul treno fermo nella Stazione Ostiense, sono scesi alla notizia che il corteo era stato autorizzato