Generali, Geronzi indebolito dal board: sulle partecipazioni decide Perissinotto

Pubblicato il 25 Febbraio 2011 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA

Cesare Geronzi

ROMA – Generali mette un punto fermo sulla governance affidando tutte le deleghe sulle partecipazioni, inclusa quella in Rcs, al group Ceo Giovanni Perissinotto. Tutte le quote non industriali saranno considerate non strategiche e ogni decisione nel Leone verrà comunque presa con l’unico criterio della creazione di valore per tutti gli azionisti.

Si chiude così con una piena ricomposizione, votata all’unanimità dopo un consiglio durato quasi sette ore, la complessa fase avviata nella compagnia dalle richieste di Diego Della Valle di mettere in agenda una valutazione sulla quota nel gruppo del Corriere della Sera.

Una situazione complicata che, dopo la ‘vertenza mediatica’ avviata dall’imprenditore marchigiano sul potere di Cesare Geronzi (che rappresenta la compagnia di Trieste negli accordi parasociali Rcs, Pirelli e Mediobanca), era quasi precipitata negli ultimi giorni sul malumore di Mediobanca e degli azionisti privati per l’intervista rilasciata dal presidente-banchiere al Financial Times, in cui ventilava investimenti in banche italiane e in grandi opere come il Ponte sullo Stretto.

La sintesi della giornata di ieri, 24 febbraio, è che verrà applicata fino in fondo la governance decisa nell’aprile scorso per le Generali, assegnando al capoazienda Perissinotto anche le deleghe sulle quote in patti di sindacato (prima in capo al comitato esecutivo) e chiarendo bene quali sono i diversi ruoli in una società dove il presidente Geronzi non ha deleghe esecutive.

Tutti i nodi emersi degli ultimi giorni, inclusa l’intervista all’Ft, sono stati portati e ampiamente trattati in consiglio e, secondo quanto si è appreso, anche i più agguerriti in partita, come Della Valle e Geronzi hanno avuto un atteggiamento costruttivo in Cda.

La priorità torna sui temi industriali. Comunque, alla fine il tema di una vendita della quota in Rcs, posto sul tavolo lo scorso Cda da Della Valle, non è stato neppure affrontato.

”E’ stato un consiglio eccellente”, ha commentato il patron della Tod’s al termine della riunione. ”Sono sempre favorevole al dibattito. Nei grandi gruppi bisogna fare una sintesi”, le Generali sono un’azienda ”gestita bene i risultati sono piuttosto favorevoli”, aveva detto dal canto suo il vice presidente Vincent Bolloré prima del Cda, auspicando comunque una ”mediazione” sui temi più caldi come la quota in Rcs.

Il gruppo intanto ha comunicato di aver chiuso il 2010 con una raccolta premi sopra i 73 miliardi (+3,8%), con un forte sviluppo nel Vita (+4,5%), grazie soprattutto a Italia, Germania, paesi dell’Est e Cina.

Ricompare la crescita nel Danni (+2,1%), grazie al buon andamento di Italia e Francia. La nuova produzione nel Vita in termini di premi annui equivalenti (ape) è crescuita del 2,8%.

Dopo le dimissioni polemiche di Leonardo Del Vecchio il Cda del Leone ha poi valutato che ”non condizionano negativamente l’efficacia e l’efficienza del funzionamento dell’attuale governance”. La sua sostituzione andrà al prossimo Cda o all’assemblea, mentre il consiglio ha sottolineato che ci sono sempre state le condizioni ”di diritto e di fatto” perché ciascun consigliere possa validamente concorrere a incidere sugli indirizzi strategici.

Le decisioni del lungo e dibattuto board concluso con la stretta di mano fra Diego Della Valle e Geronzi, nota Sergio Bocconi sul Corriere della Sera, sembrano in realtà “l’ultimo passo di un cambio del governo societario nelle Generali che ha rappresentato una svolta”. Prima al vertice c’erano un presidente, Antoine Bernheim, con deleghe e due amministratori delegati, Perissinotto e Sergio Balbinot, che avevano responsabilità suddivise geograficamente.

Oggi, sottolinea Bocconi, la governance, più rispondente ad aspettative e consuetudini dei mercati internazionali, prevede che il capoazienda abbia pieni poteri e il presidente sia privo di deleghe operative.