Generali, sarà la resa dei conti in Cda. Salta l’aumento Mediobanca

Pubblicato il 19 Febbraio 2011 - 20:02 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – No all’uscita di Generali da Rcs, né passi indietro di Cesare Geronzi dal patto di sindacato della casa editrice. Sìinvece a paletti rigidi per richiamare il presidente del Leone a condividere in Cda ogni decisione. Comprese quelle relative alle partecipazioni, sulle quali le deleghe fanno capo all’amministratore delegato Giovanni Perissinotto. Secondo quanto scrive l’Ansa ha buone probabiltà di essere questo l’esito del prossimo round tra il banchiere capitolino e il suo antagonista Diego della Valle, fissato a Roma al Cda di mercoledì prossimo, secondo le previsioni di soci e consiglieri.

Ma la partita è aperta e il finale non scontato. Dopo l’affondo all’inizio del mese del patron della Tod’s e consigliere delle Generali con la richiesta di vendere la quota del 3,7% detenuta dalla compagnia nel gruppo editoriale, un primo duro confronto si e’ avuto la scorsa settimana nel patto di Rcs.

Nel compromesso alla fine raggiunto il socio della Valle ha ottenuto di concentrare nel Cda e nel patto tutte le decisioni relative all’azienda editoriale. Il prossimo appuntamento e’ ora al punto ‘affari finanziari e partecipazioni’ all’ordine del giorno della riunione del board del Leone. Difficile che Geronzi possa mettere al voto la proposta di vendere la quota Rcs, così come che passi l’idea che a rappresentare Generali nei patti, non solo di Rcs ma anche di Mediobanca e Pirelli, sia una soggetto diverso dal banchiere romano. Anche se la questione sara’ sollevata durante la riunione. La provocazione di Della Valle, per il quale si pone tra l’altro un problema di conflitto di interesse, alla luce anche del suo dichiarato interesse a salire in Rcs, servira’ piuttosto a contenere i poteri di Geronzi entro i cordoni gia’ fissati dalla governance.

L’eco della polemica dovrebbe invece rimanere fuori dai lavori del Cda di Mediobanca, principale azionista sia di Generali sia di Rcs, convocato per venerdi’ 25 febbraio. E’ questo almeno l’auspicio del vertice della banca, che vede intanto sfumare l’aumento di capitale fino a 1 miliardo di euro messo in cantiere un anno e mezzo fa, nel pieno della crisi, tramite la distribuzione ai soci, al posto del dividendo, di azioni gratuite e warrant. Questi ultimi arriveranno a scadenza a marzo senza venir esercitati, visto che ai prezzi attuali di borsa (7,9 euro circa le quotazioni del titolo Mediobanca) l’esercizio, fissato a 9 euro, non risulta conveniente. Ma Piazzetta Cuccia e’ considerata ben capitalizzata e il nulla di fatto sull’aumento non sembra sollevare particolari preoccupazioni. Va definitivamente in soffitta poi il progetto di una banca d’investimento con base a Tunisi, per il quale si era speso, prevedendone l’avvio entro marzo, il consigliere di Piazzetta Cuccia, Tarak Ben Ammar.

L’instabilità politica in tutta l’area ha fatto si’ che il dossier sia stato archiviato nella fase di business plan. Sul tavolo nel consiglio ci saranno infine i conti semestrali che, secondo le stime raccolte da Bloomberg, dovrebbero registrare ricavi per 967 milioni di euro (contro 1,14 miliardi nello stesso periodo del passato esercizio) e un utile netto di 226 milioni (da 270,1 milioni). Per l’intero esercizio, che chiude a fine giugno prossimo, il consensus vede invece ricavi a 2 miliardi e un utile a 556 milioni.