Giovanni Gorno Tempini: “Cassa depositi e prestiti è nuovo capitalismo di Stato”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Settembre 2013 - 11:43 OLTRE 6 MESI FA
Giovanni Gorno Tempini: "Cassa depositi e prestiti è nuovo capitalismo di Stato"

Giovanni Gorno Tempini (Foto LaPresse)

ROMA – Senza pudori il capitalismo torna a proporsi e imporsi con le parole di Giovanni Gorno Tempini, banchiere che si è formato alla Jp Morgan e a ci è affidata la Cassa Depositi e Prestiti, Cdp.

In un’intervista a Giovanni Pons per Repubblica, Gorno Tempini spiega il piano industriale della Cdp, che gestisce miliardi di euro  e che prevede l’immissione di 80-95 miliardi nell’economia per una crescita del Pil del 2% all’anno:

“«La missione di Cdp è di effettuare investimenti di lungo periodo in funzione anticiclica a favore degli enti territoriali, delle infrastrutture e del sostegno alla crescita e internazionalizzazione delle imprese. E’ un piano impegnativo ma i miliardi possono diventare 95 se il perimetro di attività della Cdp verrà allargato ai settori che abbiamo segnala-to al governo dopo un lavoro di confronto con le altre Casse europee»”.

Di questi fondi, sei miliardi verranno investiti in capitali a rischio:

“«Siamo già gli azionisti di riferimento delle principali reti energetiche del paese, attraverso le partecipazioni in Snam, Terna e nel gasdotto Tag. Vogliamo favorire lo sviluppo delle infrastrutture non solo nel settore energetico e aiutare le imprese a patrimonializzarsi e a diventare più grandi, sia in Italia sia all’estero, attraverso aggregazioni»”.

Tra i possibili investimenti, importanti sono quelle nelle telecomunicazioni, come lo scorporo della rete Telecom:

“«La Cdp ha già investito nelle reti di tlc con Metroweb e come obbiettivo si pone quello di aiutare il processo di investimento nella banda larga. Se l’investimento nella rete Telecom servirà ad accelerare questo processo allora faremo tutto il possibile per farlo, chiaramente rispettando l’obbiettivo di redditività che l’utilizzo del risparmio privato ci impone»”.

Intanto il Fondo Strategico Italiano di 4 miliardi di euro lanciato nel 2012 e che aveva l’obiettivo di investire in aziende sane e aiutarle a crescere a svolto poche operazioni e continua a porsi come obiettivo quello di arginare la vendita delle aziende italiane alle imprese straniere:

“«La questione non è quella di alzare delle barricate, altrimenti non avremmo fatto la joint venture con il Qatar. Il Fondo non può investire in aziende decotte ma cerca di affiancarsi agli imprenditori per cercare di fare aggregazioni per crescere. La maggior dimensione è la miglior difesa contro le incursioni dall’estero»”.