Il governo molla sul nucleare. A che “andiamo”? A carbone, gas e comizi

di Lucio Fero
Pubblicato il 18 Marzo 2011 - 14:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Del nucleare italiano se ne riparlerà: l’anno del mai e il giorno del poi. Il governo, Berlusconi per primo, ha deciso e pesato che dopo il Giappone non è il caso di correre il rischio. Il rischio di perderci sopra le prossime elezioni amministrative di maggio. Berlusconi ha dichiarato il nucleare “tema sensibile”, capace cioè di far muovere i sismografi del consenso elettorale. Raccontano la Prestigiacomo abbia sussurrato a Tremonti: “E’ finita, non possiamo perdere le elezioni per il nucleare”. Una scelta strategica dunque, guardando lontano: alla domenica elettorale di maggio. Bossi ci ha messo la pietra sopra sul nucleare in Italia: “Decide il territorio”. E il Veneto, territorio leghista, ha detto che non se ne parla. Dunque l’Italia archivia il suo nucleare.

Bene, e allora a “che andremo”? Con quale energia si alimenterà l’Italia nei prossimi anni e decenni? Guardiamo a “cosa andiamo”, cioè con quali energie si alimenta il mondo. Sorpresa: il mondo va a carbone. Sempre di più. Negli ultimi dodici anni la quota di energia prodotta mediante carbone è passata dal 38,4 per cento del totale al 40,3 per cento. Il carbone, il vecchissimo e inquinante carbone alimenta quasi la metà del “motore” mondiale. E quel che più sorprende è che la quota parte del carbone aumenta nonostante gli allarmi e i danni sull’effetto serra. Dopo il carbone, andiamo a gas. La quota percentuale di energia prodotta mediante gas è passata sempre negli ultimi dodici anni dal 15,8 per cento al 20,8 per cento. Di gas ce n’è molto sul pianeta ma ovviamente i giacimenti non sono distribuiti in maniera uniforme. L’Europa e l’Italia ne sono e ne saranno grossi importatori con tutte le debolezze che derivano da questa condizione. Diminuisce invece anche se resta rilevante la quota di energia prodotta per via idroelettica: dal 18,3 del totale è passata al 16,6 per cento. Cala anche e di molto l’energia prodotta per via del petrolio: dal nove per cento circa al poco meno del cinque.

E il nucleare? Dal 17,2 per cento è passato al 14. E le fonti rinnovabili? In forte ascesa la loro percentuale, ma è un’ascesa che parte quasi dal nulla e arriva a percentuali minime: dodici anni fa era l’uno e quattro per cento, oggi è il 3,3.

Così fa il mondo e così più o meno facciamo e faremo noi in Italia, con qualche significativa variazione nel “mix”: molto gas, molto più gas della media mondiale, niente nucleare, meno carbone della media mondiale, l’idroelettrico che resiste, le fonti rinnovabili che crescono ma che per molto tempo resteranno lontane dal raggiungere il volume che ne faccia un pilastro della risposta al bisogno di energia. Poi c’è un’energia della quale disponiamo più di tutti gli altri: le chiacchiere da comizio. Il mondo va a carbone e gas, l’Italia a gas e comizi.