ROMA – Lo Ior, Istituto per le opere di religione, in sostanza la banca del Vaticano, da circa un anno, ossia da quando Bankitalia ha imposto agli istituti di credito di considerarlo alla stregua di una banca extracomunitaria, non e' piu' cliente di banche italiane ed ha trasferito gran parte delle proprie attivita' finanziarie in Germania.
Il progressivo azzeramento dell'operativita' (nove gli istituti di credito italiani con i quali lo Ior era in rapporti, tra i quali Unicredit e Intesa), e' emerso dall'esame dei rapporti finanziari acquisiti dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta su presunte attivita' di riciclaggio legate ad operazioni avviate dalla banca vaticana. Inchiesta scaturita dal maxisequestro di 23 milioni di euro (settembre 2010) dello Ior ritenuti dalla procura oggetto di una movimentazione caratterizzata da omissioni punite dalle norme antiriciclaggio. Nella vicenda sono indagati il presidente Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani.
Il denaro e' stato dissequestrato nel giugno dello scorso anno dal tribunale del riesame alla luce dei ''rilevanti mutamenti sul piano normativo ed istituzionale'' dello Ior in materia di antiriciclaggio. Tra queste l'istituzione dell'Autorita' di informazione finanziaria (Aif) del Vaticano, con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di scambio ''a condizione di reciprocita''' di informazioni in materia di operazioni sospette.
Ma, quest'ultimo, con riferimento alle attivita' della magistratura romana, solo in un'occasione ha risposto alle domande degli inquirenti, in particolare del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava, titolari di alcuni procedimenti. In uno di questi, come riferito oggi da ''L'Unita''', ci sono quattro sacerdoti indagati per riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro: si tratta di Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (il nomi nativo di quest'ultimo appare nelle indagini sul G8) nonche' monsignor Emilio Messina.