La crisi martella Borse e Pil

Pubblicato il 2 Marzo 2009 - 18:51| Aggiornato il 3 Marzo 2009 OLTRE 6 MESI FA

Sei giorni di fila, uno dopo l’altro sei giorni di calo continuo nelle quotazioni azionarie di tutto il mondo. E’ ormai il blocco dell’economia reale, produzione e vendita di merci, che si riflette nei listini. Non è più fuga dalla e della speculazione finanziaria, ma presa d’atto del calo di valore delle aziende quotate. Parigi: meno 4,48. Londra, meno 5,33. Milano, meno 5,67. E il Dow Jones americano che scende sotto quota 7000.

È la fotografia del primo giorno di marzo nelle Borse. Lo specchietto retrovisore della crisi inquadra il rallentamento dell’economia mondiale nell’ultimo trimestre del 2008. Per la Francia uno stop che vale 300mila posti di lavoro in meno. Per l’Italia un Pil in calo dell’ un per cento. Più di quanto ci si attendesse in base a stime fatte però in estate-autunno. Comunque non un disastro, se questo dato fosse un trend buono per tutto il 2009. Purtroppo per l’anno in corso la flessione del Pil si attende ancora più marcata.

Il circolo vizioso quindi continua ad alimentarsi: l’incertezza sullo stato patrimoniale delle banche blocca il circuito del credito e della fiducia nel risparmio e nell’investimento. Il blocco si trasferisce alla produzione e al consumo. La nozione viene globalizzata dalla comunicazione e rimessa in circolo. Ad ogni giro di ruota la crisi è una vite che si stringe e ad ogni giro di vite le sembienze della crisi assomigliano un po’ di più a quelle della depressione economica.

Le contro misure americane ed europee, se funzioneranno, lo faranno solo dal secondo trimestre del 2009, quindi altri bollettini negativi nelle prossime settimane sono nell’ordine delle cose, altrimenti non sarebbe la crisi più grave dal 1929. Apnea almeno fino all’estate, poi, forse, il primo sospiro, per tornare a respirare appuntamento al 2010/2011.