
Le 10 notizie choc della settimana: dalla retromarcia di Trump al via libera al sesso in carcere - Blitz quotidiano (foto ANSA)
La teoria dí scienza delle finanze sostanziata nella curva di Laffer potrebbe essere il motivo ispiratore della previsione di dazi fra il 10 e il 15%.
Ma cosa è la curva di Laffer? Arthur Betz Laffer,oggi 85enne, fu sostenitore, spiega Wikipedia, della Supply side economics, che divenne molto influente negli anni dell’amministrazione Reagan, del quale fu uno dei massimi consiglieri in materia economica.
È conosciuto soprattutto per la curva di Laffer. Questa curva ipotizza che, se la pressione fiscale è troppo alta, le entrate fiscali calano, in virtù dei disincentivi ad aumentare l’attività lavorativa in presenza di aliquote elevate
Scrive David P. Goldman su Asia Times che la curva di Laffer rappresenta un’idea di buon senso, ma potente: troppa tassazione soffoca la crescita. La posizione del punto massimo sulla curva non è affatto ovvia, ma inquadra il problema in modo efficace.
Una curva sul tovagliolo di un bar

Vuole la leggenda, scrive Goldman, che la rivoluzione dal lato dell’offerta – il taglio voluto da Ronald Reagan nel 1981 dell’aliquota fiscale marginale negli Stati Uniti dal 70% al 40% – ebbe inizio in un ristorante di Washington, quando l’economista Arthur Laffer disegnò la sua omonima curva su un tovagliolo da cocktail per l’allora vice capo dello staff della Casa Bianca Dick Cheney.
Con un’aliquota fiscale pari a zero, il governo non ha entrate fiscali, ma non ha entrate nemmeno con un’aliquota fiscale del 100%, perché l’economia si fermerebbe. Da qualche parte nel mezzo c’è un’aliquota fiscale che genera le entrate
Goldman rivendica di essere uno dei primi sostenitori dell’approccio dell’offerta. Aggiunge Goldman: Nel corso degli anni ho scritto una dozzina di articoli per la società di consulenza di Laffer e, tra il 1988 e il 1993, sono stato capo economista per la società di consulenza del defunto Jude Wanniski, il pubblicista che rese famoso Laffer, aggiunge Goldman.
I sostenitori del lato dell’offerta sostenevano che la crescita economica generata dai tagli fiscali avrebbe più che coperto il costo dell’emissione di nuovo debito pubblico per compensare un temporaneo deficit di entrate, quando il debito pubblico statunitense era solo il 30% del PIL, rispetto al 125% di oggi, l’aliquota marginale massima era del 70%, rispetto al 37% di oggi.
Laffer e le tasse
Laffer ipotizzò che esistesse un livello del prelievo fiscale oltre il quale l’attività economica non è più conveniente e il gettito fiscale si riduce, quanto meno se il prelievo raggiunge il 100% del reddito, e quindi che le due grandezze siano legate da una curva continua a forma di campana che ha un massimo (per il teorema di Weierstrass), ovvero un’aliquota fiscale che massimizza il gettito fiscale.
Secondo Laffer esiste un’aliquota, corrispondente all’ascissa del punto più alto della curva a campana, oltre la quale un aumento delle imposte avrebbe disincentivato l’attività economica e quindi ridotto il gettito, in misura crescente, fino al punto in cui il prelievo fiscale, se raggiungesse il 100%, causerebbe l’azzeramento del gettito.
È noto l’andamento qualitativo della curva, mentre esiste un dibattito fra economisti riguardo al valore dell’aliquota che ottimizza le entrate pubbliche. La riduzione del gettito è a sua volta interpretabile come cessazione delle attività economiche a causa di una pressione fiscale eccessiva, o come aumento dell’evasione ed elusione fiscale.
Oltrepassata l’aliquota ottimale il gettito fiscale tende a diminuire per tre fenomeni: evasione, elusione, sottrazione.
La curva è chiamata anche “di Khaldun-Laffer”, perché il principio su cui si fonda fu proposto per la prima volta da Ibn Khaldun, storico arabo medioevale, nella Muqaddima.
Non tutti sono d’accordo con Laffer, aggiunge Wikipedia.
Si dice, ironicamente, che una delle maggiori qualità della Curva di Laffer è che può essere spiegata a un membro del Congresso degli Stati Uniti in mezz’ora e egli ne può parlare per sei mesi. Il premio Nobel per l’economia Joseph E. Stiglitz l’ha definita, nel suo libro I ruggenti anni Novanta, “una teoria scarabocchiata su un foglio di carta”.