Lotte fra titani della finanza Usa: Icahn contro Trump

Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 18:38 OLTRE 6 MESI FA

Carl Icahn

La resa dei conti tra i miliardari Carl Icahn e Donald Trump si fa sempre più vicina. La scorsa settimana, infatti, il finanziere americano ha assunto il controllo sulla metà del mutuo che ancora non possedeva dei tre casino della Trump Entertainment in fallimento ad Atlantic City, comprandola dal banchiere texano Alan Beal.

Icahn avrebbe sborsato circa 250 milioni di dollari, con uno sconto del 7,5 per cento circa, ed ora dovrebbe incassare anche i 10 milioni di dollari di interessi sul mutuo, di cui è ormai pienamente titolare. La sua mossa – scrive il New York Post – sembra onorare la promessa fatta al giudice Judith Wizmore della Corte Fallimentare degli Stati Uniti, che ha preteso che – in caso fosse riuscito a diventare proprietario delle tre strutture – avrebbe mantenuto intatto il gruppo. La decisione della Corte è attesa per questa settimana e sancirà la vittoria di uno dei due miliardari a scapito dell’altro.

Carl Icahn, infatti, ha da mesi ingaggiato una battaglia contro il collega Donald Trump per il controllo della società degli omonimi casinò, che si prepara ad uscire dalla bancarotta. La posta in gioco è il diritto di gestire tre delle strutture della Trump Entertainment ad Atlantic City: il Trump Taj Mahal, il Trump Plaza ed il Trump Marina, che ogni anno ospitano migliaia di giocatori.

La “scommessa” sul rilancio della società – se vinta – potrebbe consolarlo della recente perdita di 185 milioni di dollari, subita sbarazzandosi della maggior parte delle azioni della Blockbuster che possedeva a un prezzo decisamente inferiore (tra i 19 e i 25 centesimi di dollaro) a quello per cui le aveva acquistate (5-8 dollari l’una).

Donald Trump

L’investimento sulla Trump Entertainment, del resto, si inquadra perfettamente nella strategia propria dell’anziano e scafato finanziere, che ha costruito un impero da oltre 14 miliardi di dollari per lo più rilevando società e attività fallimentari, sottoquotate o bisognose di ristrutturazione, scalandole, risanandole con le buone o con le cattive (spesso convincendo gli altri azionisti a sostenerlo e scalzando gli amministratori delegati in carica) e, eventualmente, rivendendole a prezzi molto più alti.

Ribattezzato come «l’Attila della finanza», Icahn rifiuta però la definizione di corporate raider (che in italiano suonerebbe più o meno come “pirata industriale”) e a 74 anni sente di essere stato frainteso nei propri intenti e convinzioni. «Si è diffusa una percezione sbagliata, secondo la quale io manderei all’aria le compagnie o osteggerei per principio i consigli d’amministrazione – ha dichiarato Icahn in una recente intervista -, ma non è così. Semplicemente, a volte penso che i Ceo (i chief executive officiers, corrispondenti agli amministratori delegati italiani) sbaglino». E, di certo, non si fa problemi a farlo notare, innescando feroci battaglie all’interno delle società stesse che – quasi sempre – vince e traduce in radicali cambiamenti nel loro management.

Con i suoi raid – anticamera di vere e proprie “terapie d’urto” che in molti casi hanno portato allo smantellamento delle compagnie, a fusioni o comunque a radicali cambiamenti di rotta – ha accumulato una fortuna, non soltanto per sé ma anche per gli azionisti delle società in cui si è “infiltrato”: American Real Estate, Bj’s Wholesae, Cigna, Fairmont, Lear e WciCommunicates, solo per fare qualche esempio, aumentandone la capitalizzazione in Borsa di miliardi di dollari negli ultimi anni.

Non tutte le operazioni, certo, sono andate a buon fine, come nel recente caso di Blockbuster o del più datato della Twa, la compagnia di bandiera americana, finita poi in bancarotta. Controversi sono anche i risultati raggiunti con Time Warner, Motorola e Yahoo. Ma, tirando le somme, non si può dire che la sua carriera non sia stata coronata da grandissimi successi. Fin da quando, a 15 anni, si riforniva di ghiaccio nelle calde mattinate d’estate, per poi rivenderlo sulle spiagge a caro prezzo nel pomeriggio, quando ormai era diventato un bene introvabile.

Nato nel 1936 a New York, nel quartiere popolare di Queens, Icahn ha abbandonato gli studi di medicina al secondo anno per intraprendere la carriera finanziaria come tirocinante presso un broker di Wall Street. Qui ha conosciuto Michael Milken, l’inventore dei junk bond (i fondi spazzatura) e con lui ha iniziato a fare soldi. Laureatosi, infine, in filosofia all’università di Princeton, oggi è uno degli uomini più ricchi del mondo (il 42esimo secondo la rivista Forbes) con oltre 14 miliardi di dollari di patrimonio. Ma, a 74 anni, la sua “scalata” non è ancora finita, come prova l’ultima battaglia con Donald Trump.