Lufthansa: decolla lo sciopero per paura della delocalizzazione

Pubblicato il 22 Febbraio 2010 - 18:37 OLTRE 6 MESI FA

Lo sciopero che da oggi, 22 febbraio, sta colpendo Lufthansa non sembra essere la classica agitazione sindacale, che cerca di strappare un aumento salariale. Il sindacato dei 4.500 piloti, il Cockpit, vuole che l’intesa contrattuale venga estesa a tutte le filiali del gruppo, nazionali e internazionali, e non ristretta solamente alla casa madre tedesca. La paura è di assistere a una “delocalizzazione” dei posti di lavoro, approfittando del costo del lavoro più basso in altre società di Lufthansa.

La popolazione tedesca non è così abituata a scioperare; di solito lo sciopero figura sempre come l’ultima ratio nel conflitto tra le parti sociali, sottolinea il francese Le Monde. Sicuramente questi movimenti sono aumentati negli ultimi anni, con un picco nel 2006 e 2007. Si ricordano, ad esempio, gli scioperi dei conducenti di treno del Deutsche Bahn nel 2007. Ma la Germania resta uno dei paesi più pacifici al mondo in questo settore.

Per Hagen Lesch, esperto dell’ Istituto di Economia di Colonia, il sindacato di piloti sta approfittando del suo potere. Lufthansa non ha escluso eventuali ricorsi in giudizio. «L’ appello allo sciopero è sproporzionato», ha sottolineato il gruppo in un comunicato. Lufthansa rischia di perdere quasi 25 milioni di euro al giorno a causa di questo sciopero.

La compagnia tedesca Lufthansa è cresciuta molto negli ultimi anni, fino a diventare la seconda d’Europa. Ha acquistato tra le altre cose Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines, British Midland e in Italia ha fondato Lufthansa Italia. I piloti della casa madre temono di assistere a un trasferimento dei posti di lavoro o dei voli presso filiali dove i costi salariali sono minori, nello stesso modo o quasi in cui Siemens o Bmw delocalizzano la produzione per ridurre le spese.

La strategia di crescita di Lufthansa, oltre a salvaguardare i marchi, è multipolare. Mentre Air France punta fondamentalmente su un solo hub, l’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, il gruppo tedesco ha deciso di appoggiarsi su più scali di connessione: Francoforte e Monaco in Germania, Zurigo in Svizzera, e per certi versi Malpensa in Italia. Non sorprende se in questo contesto, la compagnia voglia poter avere la mano libera sul fronte contrattuale.

La Repubblica Federale ha subito nel 2009 la peggior recessione economica del dopoguerra con un calo del prodotto interno lordo del 5 per cento. A pagarne le conseguenze è stata anche Lufthansa. Nei primi nove mesi del 2009 la società ha registrato profitti operativi per 226 milioni di euro rispetto ai 954 milioni dello stesso periodo del 2008. Il fatturato è stato di 16,1 miliardi, dai 18,6 dell’anno precedente. Il gruppo ha 119 mila dipendenti e 400 filiali.