Con Marchionne siamo tutti un po’ Visco, con i padroni però…

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 01:21 OLTRE 6 MESI FA

Marchionne. Intanto, mentre l’Italia si indigna sui denari che forse Marchionne guadagnerà, nessuno si interroga o lo interroga sui suoi progetti, su cosa farà della Fiat in Italia, cosa farà della Fiat, dove sono i suoi veri interessi, dove possono portarci le sue ambizioni. Il futuro della Fiat, anche se il suo peso nell’economia italiana non è quello di mezzo secolo fa, è ancora così importante per tutti noi da richiedere qualcosa di più del gioco delle tre scimmiette da parte del Governo e dell’oltranzismo sfibrato e sconfitto della Fiom. Nessuno si domanda se Marchionne potrebbe distruggere la Fiat, l’importante è che non guadagni troppo per averla salvata.

Intanto la Fiat continua a perdere quote di mercato in Italia e c’è da dire che lo fa da almeno trent’anni. Certo quando uno compra una automobile si fa i conti in tasca, confronta prezzi, prestazioni, rateazioni, consumi, conforto, linea, tante cose. Ma siete sicuri che sul difficile rapporto della Fiat con l’Italia non abbiano pesato e non pesino anche l’arroganza verbale e di comportamenti di tre successivi capi azienda, Agnelli, Romiti e ora Marchionne?

L’arroganza non coincide con l’educazione. Agnelli era una delle persone più educate e gentili che uno possa mai avere incontrato nella sua vita, di buone maniere connaturate, intrinseche, non imparate sul manuale del perfetto venditore come, tanto per non far nomi, Berlusconi o altri. Però quando, dal pulpito della sua azienda, prendeva a nerbate l’Italia e gli italiani, dando lezioni di politica e di civiltà, non ispirava simpatia e meno di lui ne ha ispirato il suo successore Romiti, che per anni, come un disco rotto, ci ha spiegato come fossimo degli scemi guidati da dei cretini.

Marchionne ora ha raggiunto l’apoteosi, perché non parla di politica, non dà lezioni, ma si esprime per ultimatum e aut aut. Questo è il linguaggio dello scontro fra capitale e lavoro,  è il modo in cui si manifesta la dialettica economica in tutto il mondo. Ma intorno alla Fiat tutto è stato così enfatizzato, che resta difficile capire perché un italiano che vuole comprare un’auto debba mettersi una mano sul cuore e pensare che comprando italiano aiuta altri italiani. Se l’oste ti tratta male e sei un cittadino qualunque, non ti resta che non tornare più in quell’osteria.