Minerali rari, la Cina punta al monopolio: crisi totale per il mercato dell’hi tech?

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 16:57 OLTRE 6 MESI FA

Scandio, olmio, samario, ittrio, cerio. E ancora:  europio, gadolinio, terbio e itterbio. Chi li conosce alzi la mano. Eppure da questi, come da un’altra manciata di nomi sconosciuti, rischia di dipendere la prossima grande crisi dell’economia mondiale.

Sono gli elementi rari, 17 in tutto. Rari ma assolutamente indispensabili, almeno ad oggi, per quasi tutta l’industria hi tech. Questi elementi, infatti, a diverso titolo, entrano nella fabbricazione di oggetti, solo per fare un elenco assolutamente incompleto,  come computer, cellulari, forni a microonde, tv a schermo piatto, macchine per le radiografie, fotocamere digitali.

Il problema, ed è un grosso problema, sta nel fatto che il 97% di questi minerali rari si estraggono in Cina. Colpa in parte di una politica economica miope che ha portato altri stati a scegliere di acquistare invece che di estrarre. Ora, però, la Cina sta progressivamente chiudendo i cordoni della borsa ed aziende e Stati cercano precipitosamente di mettere una pezza. Solo un esempio, riportato da Marco Sodano sulla Stampa: la Toyota, solo per la batteria di una sua macchina, ha bisogno di circa 15 chili di minerali rari. Davanti ai “capricci” cinesi ha pensato bene di comprarsi una miniera in Vietnam e di estrarre direttamente quanto le serve. Il punto è che ci vogliono anni e che, comunque, non sarà sufficiente a soddisfare tutta la domanda.

I problemi sono iniziati quando la Cina, sull’esportazione ha cambiato politica. Fino a qualche anno fa, infatti, Pechino vendeva tutto, poi sono arrivati i tagli. Prima del 20, poi del 40%. Tutto perché la Cina si è messa a produrre e spiega che quei minerali le servono per il mercato interno. Vero in parte. Pechino, infatti, punta a far trasferire in loco produzioni e know how, un giro d’affari di proporzioni colossali.

La crisi dei minerali rari, insomma, sembra dietro l’angolo anche se formalmente il governo di Hu Jintao nega di voler sospendere le esportazioni. L’occidente, in colpevole ritardo, si è messo a ‘bucherellare’ il pianeta a caccia di giacimenti alternativi, una politica che pagherà solo dopo anni. Se i minerali dovessero venire a mancare nel frattempo, però, la crisi dell’economia mondiale sarebbe drammatica.