Moody’s conferma l’outlook negativo sulle banche italiane

Moody's conferma l'outlook negativo sulle banche italiane
Moody’s conferma l’outlook negativo sulle banche italiane

NEW YORK – Le prospettive del sistema bancario italiano restano tutt’altro che rosee. L’agenzia di rating Moody’s ha infatti confermato che l’outlook sul nostro sistema del credito resta invariato dal maggio 2009, e dunque è ancora negativo. La valutazione, si legge in una nota, rispecchia la persistente fragilità dell’economia italiana. Fragilità che inevitabilmente si riflette sull’attività del sistema bancario e sui ”crescenti problemi sul fronte dei prestiti”.

La bacchettata di Moody’s arriva in un periodo in cui si moltiplicano le preoccupazioni per lo stato di salute delle banche italiane, e a pochi giorni dalle polemiche scatenate dal discusso allarme lanciato dal Wall Street Journal sul nostro sistema del credito.

L’agenzia di rating sottolinea come il nodo crescita in Italia stia oscurando ”alcuni positivi sviluppi degli ultimi anni, come un ulteriore rafforzamento dei livelli di capitale delle banche, un miglioramento nell’accesso ai finanziamenti e un aumento degli asset liquidi”.

Nonostante ciò – spiega Moody’s – ”le condizioni in cui operano le banche restano difficili, ed è improbabile che possano migliorare significativamente nell’arco di 12-18 mesi’‘, quelli presi in considerazione per definire l’outlook. Questo perché ”i rischi al ribasso per l’economia restano concreti”.

Per gli esperti dell’agenzia di rating, dunque, ”la qualità degli asset delle banche continuerà a deteriorarsi” rispetto agli attuali livelli che già mostrano una certa debolezza. In particolare – afferma Moody’s – ”gli utili resteranno deboli” ancora per molti mesi. Molte banche, infine, hanno già migliorato la loro efficienza, e questo – spiega Moody’s – ”renderà più difficile realizzare ulteriori tagli delle spese operative”.

”Tutti questi elementi – conclude l’agenzia – insieme alle aspettative di interessi netti persistentemente bassi, aumenterà la pressione sulla redditività degli istituti”.

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