Morgan Stanley: “Euro forte e tassi in rialzo, l’Italia rischia di nuovo”

ROMA – Morgan Stanley lancia l’allarme su Europa in generale e Italia (insieme alla Spagna) in particolare: gli spread con il bund tedesco risaliranno, sbaglia chi pensa che la crisi dei debiti sovrani sia definitivamente accantonata. Il “rate strategist” di Morgan Stanley, Laurence Mutkin, ha appena pubblicato una nota per la sua banca appunto sulle prospettive a breve dei tassi di mercato. Si intitola, tanto per essere chiari, “Now we’re getting worried” (“Ora ci stiamo preoccupando”). Due i motivi di questa preoccupazione, due i rischi che combinati insieme fanno presagire il peggio: il rialzo dei tassi di mercato e l’apprezzamento dell’euro che nella guerra delle valute è la moneta sta diventando sempre più forte, con grave pregiudizio dell’export e della ripresa.

Tassi in rialzo. Tutto è legato, spiega Mutkin, alla restituzione già da questa settimana, da parte delle banche europee di circa un quarto di mega prestiti a scadenza triennale della Bce: 137 miliardi di euro. Si tratta del rimborso della prima tranche di Ltro firmata da Draghi di finanziamento a lungo termine del sistema bancario (Ltro). Le banche che hanno scelto il rimborso subito, hanno approfittato del miglioramento dei tassi nel mercato interbancario: in pratica hanno ricominciato a prestarsi soldi, cioè è tornata la capacità di rifinanziarsi sul mercato obbligazionario. Un segnale di normalizzazione (dice la banca: vedete sono solida, non ho bisogno dei prestiti della Bce). Mutkin, invece, in questa restituzione un elemento di forte debolezza sistemico: sottrarre tanta liquidità a un’economia di fatto ancora in recessione, procurerà inevitabilmente un aumento di tassi di mercato, con la conseguente corsa a disfarsi di bond e bonos mentre lo spread con in bund ricomincerà a correre anche perché nel frattempo il bund è tornato a rendimenti più remunerativi.

Euro forte. Venerdì 1 gennaio l’euro ha sfiorato quota 1,37 contro il dollaro: 1,40, per dire, è considerata una soglia critica per gli esportatori per esempio del,nostro nord est. Quest’apprezzamento della valuta, copmbinata con il rialzo dei tassi di interesse, riproporrà pari pari il rischio sostenibilità dei debiti dell’Europa del sud (Italia e Spagna per intenderci). D’altra parte, Mutkin sottolinea come anche all’inizio 2011 il “pricing” di questo rischio, cioè la stima numerica del rialzo dei tassi, sia sottovalutato oggi come ieri. Adesso il livello calcolato di rischio è ai minimi. La storia recente insegna che questa sottovalutazione è stata poi immediatamente smentita (autunno 2011, primavera 2012).

Vanno considerate poi altre variabili non meno importanti. La Bce non specifica chi e per quale cifra effettua la restituzione. Dai prospetti e da altri indizi si capisce che sono soprattutto istituti del nord Europa (tedeschi, olandesi e francesi).Anche qualche spagnola è della partita. Anche non menzionando la circostanza per cui, per effetto della restituzione gireranno tra i 150 e  i 350 miliardi di euro in meno per sostenere la ripresa su un totale di oltre mille miliardi nei prossimi sei mesi, si realizzerà a quel punto un problema di reputazione per quelle banche che non partecipano ai rimborsi. Perché non lo fanno, sono messe così male ecc..?

Comments are closed.

Gestione cookie