Il costo del denaro all’1,25%. Per le famiglie un caro mutui di almeno 132 euro l’anno

Pubblicato il 8 Aprile 2011 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA

FRANCOFORTE – Dalla Banca centrale è arrivato un messaggio inequivocabile ai Governi: tenete d’occhio l’inflazione, mettetegli un freno. Ma ai cittadini il messaggio è arrivato ancora più chiaro: i vostri mutui saranno più cari, il quarto di punto non è una mossa isolata e che altre mosse (di quarto in quarto si arriverà al 2 o al minimo all’1,75% alla fine dell’anno) seguiranno prima e dopo l’estate. L’aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea interesserà oltre 2 milioni di famiglia italiane titolari di un mutuo a tasso variabile. Il ritocco al rialzo del costo del denaro (tasso di interesse dall’1% all’1,25%) non peserà solo sulle imprese ma peserà anche sui mutui casa a tasso variabile delle famiglie italiane, con un aumento medio di 132 euro per famiglia e picchi da 207 euro secondo le stime della Cgia di Mestre, che Il Sole 24 Ore corregge verso l’alto calcolandolo a 144 euro l’anno.

Lo studio Cgia, si basa sui dati della Banca d’Italia e dell’Istat, e realizza una tabella di previsioni sugli aumenti che considera l’importo della rata su un vita residua media dei mutui in essere di 13 anni. L’aumento del costo del denaro interesserà 2.233.000 famiglie italiane titolari di un mutuo casa a tasso variabile.

L’aumento medio per famiglia della rata su base annua, sarà di 132,4 €, ma le famiglie più colpite saranno quelle del Centro-Sud con ritocchi al rialzo fino a 207,7 euro stimati per la provincia di Pescara). Fra le province più colpite anche Cagliari (+ 204,9 €), Roma (+203,4 €), Sassari (+ 201,6 €) e Napoli (+198,7 €). Le meno investite dagli aumenti, invece, saranno le famiglie che risiedono nelle nuove province sarde: Carbonia – Iglesias (+29,7 €), Medio Campidano (+23 €) e Ogliastra (+15 €). “Effetti – fa notare il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – che non tengono conto di ulteriori eventuali aumenti del costo del denaro che potrebbero essere applicati a livello locale dagli istituti bancari”.

Gli analisti di mercato, e le parole di Trichet lo confermano, considerano la Banca centrale europea (Bce) orientata a ritoccare al rialzo il costo del denaro con quattro ritocchi dei tassi di interesse di un quarto di punto da qui a fine 2012. Per le piccole imprese con meno di 20 dipendenti, potrebbe significare un aumento di 3,2 miliardi di euro di interessi passivi da pagare nel medio termine. L’amara previsione è del Centro studi di Confindustria (CsC) che sottolinea come le Pmi, già alle prese con l’aumento dei prezzi delle materie prime, potrebbero trovarsi a fine 2012 con un rincaro dell’1% sui finanziamenti sotto il milioni di euro. Le previsioni del CsC si basano su tre ipotesi: un aumento di un punto percentuale da qui a fine 2012 (suddiviso in quattro tempi), uno spread costante al 2,2% e un aumento dell’Euribor dell’1,1%, che passa dall’1% del gennaio 2011 al 2,1 del dicembre 2012. Se queste tre ipotesi dovessero essere confermate, già a gennaio 2012 le imprese si troveranno davanti a rincari sugli interessi passivi pari a 600 milioni di euro.