Pensioni, contributo solidarietà: elettrici, telefonici, volo, Inpdai, trasporti

Pubblicato il 15 Agosto 2013 - 07:45 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, contributo solidarietà: elettrici, telefonici, volo, Inpdai, trasporti

Elsa Fornero: tutti contro i suoi contributi di solidarietà

ROMA — Sarà dura per i moralisti che vogliono far pagare alle pensioni di certe categorie privilegiate la generosità di cui tutti gli italiani, chi più chi meno, hanno beneficiato dopo gli anni di piombo.

Come è emerso nei giorni passati, non sono molti i soldi che i vari contributi di solidarietà estraggono complessivamente dalle tasche dei pensionati. Ma in qualche modo chi ha sfruttato la debolezza dei Governi in Italia nei decenni precedenti è considerato un nemico della società e la deve pagare. La cosa grave è che il contributo di solidarietà è stato applicato in modo indiscriminato, senza tenere conto se la pensione d’oro era frutto di concessioni legittime ma cervellotiche o se invece era frutto di contributi effettivamente pagati, come nel caso dei giornalisti, cui da tempo si applica il metodo contributivo.

Per non parlare, al contrario, dello scandalo dei parlamentari, che quelle norme demagigiche hanno approvato e che non risulta abbiano toccato le proprie pensioni agi stereoidi.

Ultimo baluardo contro la demagogia  è la Corte costituzionale, che ha bocciato vari interventi punitivi mirati e da ultimo il contributo di solidarietà sulle “pensioni d’oro”, quelle superiori a 90 mila euro l’anno.

Ma il quadro pensionistico è un bel po’ intricato e ne fornisce un esempio Enrico Marro, sul Corriere della Sera, in un articolo intitolato:

“Pensioni speciali, pronti i ricorsi sul contributo salva assegni. Dagli elettrici ai lavoratori del fondo trasporti, ecco chi paga”.

Informa Enrico Marro che

“c’è un altro contributo di solidarietà, meno noto, ma che riguarda un numero maggiore di persone, che per il momento sopravvive, ma contro il quale si sono già mobilitate le categorie interessate. Si tratta di un prelievo contenuto anch’esso nel decreto salva Italia del dicembre 2011, lo stesso che rafforzava il contributo sulle pensioni d’oro già istituito dal governo Berlusconi. La sua particolarità sta nel fatto che colpisce non solo i pensionati ma anche i lavoratori: quelli iscritti ai cosiddetti fondi speciali Inps: elettrici, telefonici, fondo volo, ex fondo Inpdai (dirigenti d’azienda), ex fondo trasporti.

La norma (articolo 24, comma 21 del decreto legge 201 del 6 dicembre 2011) prevede che dal primo gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2017 si applichi, come spiega la relazione tecnica, «un contributo di solidarietà per i fondi speciali che hanno beneficiato di regole più favorevoli rispetto al sistema generale». Il contributo è finalizzato ad alleggerire il profondo rosso in cui versano tutti questi fondi sia perché erogano prestazioni generose appunto, sia perché è progressivamente peggiorato il rapporto attivi-pensionati.

La misura del contributo è fissa per i lavoratori iscritti ai fondi speciali ed è pari allo 0,5% della retribuzione imponibile, ma colpisce solo coloro che avevano maturato almeno 5 anni di versamenti prima del 31 dicembre 1995, quando fu avviato il processo di armonizzazione alle regole generali previsto dalla riforma Dini. Si tratta quindi dei lavoratori più anziani. Il contributo varia invece da un minimo dello 0,3% a un massimo dell’1% dell’importo della pensione per i pensionati, sulla base degli anni di versamenti al fondo.

Come si vede la logica seguita dalla riforma Fornero fu la stessa di cui si torna a parlare ora, quella cioè di chiedere una piccola compensazione del «regalo» pensionistico ricevuto — ovviamente in maniera del tutto legittima in base alle regole allora vigenti — rispetto ai contributi effettivamente versati. La stessa riforma esclude dal prelievo le pensioni di importo inferiore a 5 volte il minimo (2.477 euro al mese), gli assegni di invalidità e inabilità. Alla fine le entrate previste sono di appena 75 milioni l’anno. Una misura poco più che simbolica, ma che esplicitamente fa riferimento alla necessità di intervenire su pensioni che, come dice l’articolo 24, sono state calcolate in base a «parametri più favorevoli».

È probabile però che anche questo contributo, come quello sulle pensioni d’oro, finirà davanti alla Corte costituzionale.

Del resto, si chiedono gli interessati, se chi prende più di 90 mila euro all’anno è stato salvato perché chi prende di meno dovrebbe continuare a pagare? E si conferma così la difficoltà di riequilibrare i regali previdenziali, legittimi ma sconsiderati, concessi in passato”.