Pomigliano, la Fiom non firma l’accordo con la Fiat: dallo sciopero alla malattia, tutti i punti di disaccordo

Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

pomigliano fiatContinua il braccio di ferro tra la Fiom e la Fiat sul caso Pomigliano. Il sindacato dei metalmeccanici che fa capo alla Cgil non vuole firmare il piano preparato dall’azienda torinese (e già sottoscritto dagli altri sindacati di categoria) per evitare la chiusura dello stabilimento campano.Le parti si incontreranno nuovamente il pomeriggio del 15 giugno per cercare di raggiungere un’intesa.

Secondo la Fiom il testo presenta “profili di incostituzionalità” e mette a rischio alcuni diritti dei lavoratori. I sindacalisti sottolineano ad esempio che sia messo in discussione il diritto allo sciopero, visto che la bozza d’accordo prevede sanzioni che possono arrivare fino al licenzamento per chi protesta nei confronti delle politiche aziendali.

Inoltre, secondo la Fiom la proposta ultimativa della Fiat contiene un sistema sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni sindacali, delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori che cancella il diritto alla contrattazione collettiva.

Ecco quali sono i punti contestati dalla Fiom:

Sciopero. Il testo prevede sanzioni disciplinari fino al licenziamento per il lavoratore che sciopera mettendo in discussione l’accordo con l’azienda.

Questo, per la Fiom, sarebbe in contrasto col diritto allo sciopero, previsto dall’articolo 40 della Costituzione. Sono inoltre previste sanzioni per sindacati che proclamano iniziative di lotta contro l’accordo: le pene consistono nella sospensione dei contributi e dei permessi sindacali.

Organizzazione del lavoro: turni, straordinari e pausa mensa. Secondo il testo, tutti gli addetti giornalieri dovranno lavorare a rotazione su tre turni giornalieri di 8 ore. Inoltre lo straordinario obbligatorio passa da 40 a 120 ore annue con possibilità per l’azienda di comandarlo come “diciottesimo turno”, nella mezz’ora di pausa mensa, nei giorni di riposo, per recuperi produttivi anche dovuti a non consegna delle forniture. Infine le pause sui montaggi si riducono da 40 a 30 minuti giornalieri.Infine per l’azienda si può lavorare anche otto ore di fila senza la mezz’ora di pausa per il pranzo, considerata come straordinario.

La Fiom contesta che “l’articolazione dell’orario a 18 turni è gravosa per i lavoratori ma contrattualmente già possibile. La copertura del diciottesimo turno (per non lavorarlo) avviene a totale carico dei lavoratori: Fiat non mette niente. Lo spostamento della pausa mensa a fine turno è grave poiché non permette ai lavoratori di recuperare nell’arco del turno”.

Assenteismo: malattia ed elezioni. La Fiat propone che in caso di picchi di assenteismo, l’azienda comunque non verserà i contributi per malattia, a prescindere dai controlli. Inoltre, durante le elezioni, l’azienda non permetterà il recupero dei giorni trascorsi ai seggi dai rappresentanti di lista.

La Fiom risponde che “a problemi veri si risponde non adoperando gli strumenti già previsti dal Ccnl (contratto collettivo nazionale) e dalle leggi per colpire eventuali abusi ma abolendo obblighi in materia di indennità di malattia e permessi elettorali”.

Abolizione voci retributive. Secondo l’accordole le indennità, il premio mansioni e i premi speciali saranno corrisposti solo a chi anche oggi ne ha diritto.

Dunque, spiega la Fiom, i nuovi assunti non avranno alcun diritto a questa voce.

Clausola di responsabilità. Alla Fiat viene data totale discrezionalità per valutare se una qualsiasi iniziativa, dalla protesta allo sciopero: nel caso in cui l’azienda valuti negativamente queste iniziative, le sue iniziative si ripercuoteranno sui sindacati.

Questo secondo la Fiom costituisce addirittura una violazione dell’accordo stesso. Infatti, “potendo agire contro i Sindacati anche nel caso di iniziative non promosse da questi affida alla rappresentanza sindacale un ruolo di ‘guardiani’ verso i lavoratori”.

Cassa integrazione. Secondo il testo l’azienda ricorre per 2 anni alla Cigs per ristrutturazione senza rotazione, con l’obbligo del lavoratore alla formazione senza alcuna integrazione al reddito.

In questo caso, rileva la Fiom, alla rappresentanza sindacale non viene dato alcun ruolo.