Portogallo in crisi: ora sono loro a cercare lavoro nelle ex colonie

Pubblicato il 1 Dicembre 2012 - 07:24 OLTRE 6 MESI FA
(Foto Lapresse)

LISBONA – Un tempo dalle colonie andavano in Portogallo. Oggi i portoghesi se ne vanno nelle ex colonie. Sono i nuovi migranti creati dalla crisi europea. Fanno i bagagli, lasciano amici e famiglia e si dirigono verso luoghi dove, sperano, li aspetta un lavoro più sicuro, meglio pagato. Ma qualcosa è cambiato, rispetto a soli cinquant’anni fa. La metà ambita, la loro terra promessa non sono più gli Stati Uniti, né l’Australia.

In Portogallo, dove la crisi ha colpito violentemente il mercato del lavoro, molti hanno lasciato il paese per installarsi nell’Africa sub-sahariana. Le ex-colonie del Portogallo, Mozambico e Angola, accolgono ogni anno diverse centinaia di nuovi migranti e decine di imprese che vogliono investire in quei marcati. Ingegneri, architetti e medici, dirigenti, quadri superiori, senza possibilità di carriera nel paese di origine, cercano l’eldorado nella lontana Africa.

Una storia oramai comune, come quella di Marcio Charata che ha perso il suo lavoro nel Portogallo del Sud due anni fa. Determinato a sopravvivere alla crisi in cui si dibatte il suo paese, ha inviato curriculum, chiamato tutti i contatti, fatto decine di colloqui. Ma non è bastato e Marcio ha lasciato il Portogallo, come migliaia di suoi concittadini, per andare in Mozambico dove è attualmente dirigente in una società di comunicazione.

Il Mozambico resta oggi uno dei paesi più poveri del mondo. Ma, a differenza del Portogallo, il presente e il futuro prossimo del paese africano sono caratterizzati da una crescita elevata. Quella del decennio trascorso ha girato intorno al 7,2%. Non è la sola zona dell’Africa che sta vivendo una fase di forte crescita. Circa un terzo dei paesi dell’Africa sub-sahariana cresce ad un ritmo del 6% annuo, con tassi di crescita più elevati di quelli delle cosiddette tigri asiatiche.

Il Portogallo ha dominato per secoli su un impero coloniale e il Mozambico e l’Angola facevano parte di quel vasto dominio che comprendeva anche il Brasile. L’indipendenza del Mozambico è stata raggiunta solo nel 1975, dopo una guerra di liberazione cominciata nel 1964 che ha rappresentato uno dei capitoli più tardivi della decolonizzazione. Oggi, gli antichi colonizzatori ritornano in Mozambico, ma questa volta, ironicamente, per chiedere lavoro.

Le reazioni dei cittadini locali sono variegate. C’è chi considera che i portoghesi mettano in pratica una forma di neocolonialismo o che non siano rispettosi della popolazione locale. C’è chi invece pensa che l’apporto di questi professionisti esteri altamente diplomati apporti dei benefici all’economia del Mozambico.

Nei prossimi mesi e anni, la comunità portoghese in Mozambico crescerà ancora. Dal 2009 al 2011, i portoghesi registrati nella loro ambasciata di Maputo sono passati da 19.000 a 23.000. Nello stesso modo, il numero di società portoghesi che tentano di investire nel paese africano quest’anno sono raddoppiate. Non sembra però esserci posto per tutti.

Molte compagnie non riescono ad installarsi, a causa delle difficoltà burocratiche o per mancanza di capitali disponibili. E molti privati portoghesi vengono a Moputo con tante speranze ma finiscono i soldi disponibili senza avere trovato un posto e così tornano a casa, dove la crisi è lì che li aspetta, probabilmente per molto tempo ancora.