Ocse: “La recessione in Italia è finita, ma la ripresa sarà lenta e la disoccupazione salirà”

Pubblicato il 26 Maggio 2010 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA

La recessione in Italia “é finita a metà del 2009”, ma “la ripresa sarà lenta nel 2010, rinforzandosi un po’ nel 2011”. Lo scrive l’Ocse, nella sezione dedicata all’Italia del suo ‘Economic outlook’. “La ripresa attesa è debole – spiega ancora l’organizzazione parigina a proposito del nostro Paese – ma generalmente in linea con le performance di crescita nel decennio precedente alla recessione”.

L’economia italiana fatica in particolare, spiega ancora l’Ocse, sul versante delle esportazioni, che “hanno cominciato ad aumentare, ma a un passo più lento che in molti altri Paesi”, a causa di “ulteriori aumenti nel costo unitario del lavoro” che “amplificano la difficoltà per l’Italia nell’evitare di perdere quote di mercato”.

Le ultime stime dell’organizzazione parigina sul nostro Paese confermano quelle diffuse nell’ultimo rapporto: la crescita nel 2010 sarà dell’1,1%, con un picco dell’1,5% nell’ultimo trimestre, e nel 2011 arriverà all’1,5%. Cifre solo leggermente inferiori a quelle della zona euro, che sempre secondo l’Ocse crescerà dell’1,2% nel 2010 e dell’1,8% nel 2011. Il vecchio continente farà comunque peggio degli Stati Uniti, in crescita del 3,2% sia quest’anno che il prossimo, e anche dell’insieme delle 30 economie Ocse, che cresceranno del 2,7% nel 2010 e 2,8% nel 2011.

“La crescita sta procedendo” sintetizza il capo economista dell’Organizzazione, Pier Carlo Padoan, sottolineando che le stime per l’insieme dei Paesi membri mostrano un percorso di ripresa “più rapido di quanto previsto” nell’Outlook dell’anno scorso.

La soluzione è nei nuovi mercati. L’export nostrano, prevede l’organizzazione parigina, “risponderà alla crescita della domanda mondiale e all’euro più basso, ma data la posizione competitiva dell’Italia e la sua specializzazione, continuerà a perdere quote di mercato”. In questa situazione, conclude l’Ocse, una “svolta più marcata in positivo” della ripresa italiana sarà possibile solo tramite “il successo della penetrazione in nuovi mercati degli esportatori italiani, che rallenti o inverta il trend in ribasso della quota di mercato”.

A proposito della crisi greca, l’organizzazione parigina rileva che “il governo è riuscito a mantenere insolitamente bassa la crescita della spesa complessiva per il 2009”. Anche nel 2010 e 2011, prosegue l’Ocse, si prevede una crescita “bassa” della spesa pubblica italiana, ma allo stesso tempo “anche gli introiti dovrebbero restare abbastanza contenuti”. Per questo, conclude, “il raggiungimento della riduzione del deficit prevista nel piano aggiornato del governo sul patto di stabilità Ue richiede tagli alle uscite più ambiziosi”.

In Italia la disoccupazione salirà. Sia per l’Italia che per il complesso dell’area Ocse restano forti le preoccupazioni per l’occupazione, che non accenna a riprendersi nonostante il ritorno in positivo degli indicatori economici. Nel nostro Paese in particolare, prevede l’organizzazione, il tasso di disoccupazione sarà dell’8,7% nell’insieme del 2010 e dell’8,8% nel 2011. Livelli comunque inferiori a quelli complessivo della zona euro (10,1% nel 2010 e 2011) e a quello degli Stati Uniti (9,7% nel 2010, 8,9% nel 2011). “L’occupazione è calata nettamente senza segni evidenti di rallentamento – spiega ancora il rapporto – La perdita di posti di lavoro si è concentrata tra lavoratori autonomi e dipendenti con contratti a breve termine, nonostante la possibilità di accesso a schemi lavorativi a tempo ridotto, prima riservata a lavoratori di determinati settori con contratti permanenti, sia stata ampliata”. Il tasso di disoccupazione italiano, secondo le stime dell’istituto, resta comunque inferiore a quello complessivo della zona euro (10,1% nel 2010 e 2011) e a quello degli Stati Uniti (9,7% nel 2010, 8,9% nel 2011).

“La crescita procede nell’area Ocse”. Secondo il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, “la crescita sta procedendo nell’area Ocse – a velocità diverse a seconda delle regioni – e ad un passo più rapido di quanto previsto nel precedente Economic Outlook” di un anno fa anche se “i rischi per la ripresa globale potrebbero essere più elevati ora, data la velocità e la grandezza dei flussi di capitale nelle economie dei Paesi emergenti e l’instabilità dei mercati del debito sovrano”.

Padoan sottolinea inoltre come in questa situazione “gli squilibri globali tornano ad ampliarsi”, anche se “in alcune economie emergenti, come la Cina, una forte domanda sostenuta dalla politica sta impedendo all’ampio surplus esterno di crescere fino ai livelli prima della crisi”. Preoccupazione viene anche, aggiunge sempre Padoan, dai livelli occupazionali, la cui crescita “continua a restare indietro”. Negli ultimi due anni, spiega l’economista, “la quota dei disoccupati è salita di oltre 16 milioni nell’area Ocse, il tasso di occupazione è calato del 2,24% e molti lavoratori lavorano meno ore rispetto a prima della crisi”.

“Bene risposta Ue sulla Grecia ma debolezze restano”. Riguardo alla crisi greca “la risposta pronta e massiccia dei governi dell’area euro e della Banca centrale europea ha calmato la turbolenza sui mercati finanziari. Ma le debolezze sottostanti della regione sono ben lontane dall’essere sistemate”.