Salvini: italiani ci daranno una mano. Occhio goloso sul risparmio privato, prestito forzoso piano C?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 12 Ottobre 2018 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Salvini: italiani ci daranno una mano. Occhio goloso sul risparmio privato, prestito forzoso piano C? (foto Ansa)

Salvini: italiani ci daranno una mano. Occhio goloso sul risparmio privato, prestito forzoso piano C? (foto Ansa)

ROMA – Salvini: gli italiani ci daranno una mano. Non lo ha detto a caso, non era un’affermazione generica. Salvini rispondeva ad una domanda sul peso dei 2.286 miliardi di debito pubblico. Peso che con la Manovra del Popolo/Manovra di spesa non diventa certo più leggero. Peso che si fa più pesante e potrebbe far piegare le ginocchia al bilancio pubblico, rendere l’Italia insolvibile sul suo debito (è quel che temono e sospettano i mercati, cioè gli investitori e risparmiatori di mezzo mondo se non tutto). Peso che, suggerisce, spera e in qualche modo Salvini annuncia, gli italiani daranno una mano a portare.

Che mano, quale mano? Economisti di schieramento, suggeritori del leader, presidenti di Commissioni Bilancio in Parlamento, ministri di tessera e di area leghista da tempo guardano con occhio goloso al risparmio privato degli italiani, delle famiglie italiane. Da qualche tempo allo sguardo goloso leghista si è aggiunto lo sguardo rapito e voglioso di M5S. Sempre verso il risparmio privato. Già anni fa nel chiuso ridotto di qualche marginale intervento in qualche convegno si sentiva dire: Italia se può più o meno fregare del debito pubblico, duemila e passa miliardi di debito? Il risparmio privato degli italiani è il doppio, più del doppio: cinquemila e passa miliardi. Mettere i risparmi privati a garanzia, se non a pagamento del debito pubblico, lo si diceva solo in teoria e sottovoce però.

In teoria, solo in teoria. Perché è sommare mele con pere. E se invece si fa sul serio è teorizzare, sostenere che i debiti pubblici, magari la pensione a 62 anni del signor Rossi o i 780 al mese di reddito cittadinanza signor Bianchi hanno a garanzia e vanno eventualmente pagati con il conto corrente o i soldi nel cassetto del signor Rossi oppure con i Buoni postali del signor Bianchi. Una cosa così è meglio non dirla. Certamente è meglio non dirla chiara chiara. Quindi era solo una roba da Bagnai et similia. Da Bagnai o da Borghi. Prima che i Bagnai e Borghi diventassero qualcuno, qualcuno che conta.

Ora tutti i Bagnai e i Borghi e i Di Maio e i Battista d’Italia, tutta la nuova scuola economica del popolo (quella che fa apparire Savona un moderato sostenitore dell’euro) hanno preso coraggio. E non è che parlino chiaro e tondo, questo no. Ma accennano e come se accennano. Alludono eccome se alludono. Circola libera l’idea mandata in avanscoperta: e se incentivassimo per via fiscale l’acquisto da parte di italiani dei titoli di Stato italiani? Se nazionalizzassimo per così dire il debito? Non sarebbe bellissimo? Non sarebbe meraviglioso riacquistare sovranità sul debito?

Oggi il 36 per cento del debito italiano è in mani di investitori e risparmiatori stranieri. Non stanno facendo la fila per aumentare la quota. La Manovra del Popolo li sta incentivando a diminuirla. Da lì, dagli investitori e risparmiatori stranieri Salvini e Di Maio non devono temere invasioni, proprio no.

Il 16 per cento del debito italiano è in pancia alla Bce. Banca Centrale Europea  che, quando a Bruxelles dopo le europee di maggio i sovranisti d’Europa conteranno di più, sarà chiamata a farsi i fatti propri, a non comprare debito sovrano e, se possibile, disfarsi dei titoli di debito italiano. No, non sarà la Bce a impedire, a mettersi di traverso alla rinazionalizzazione del debito tricolore.

Il 17 per cento del debito italiano, un altro 17 per cento è in pancia alle banche italiane. Meno valgono i Btp (se salgono i tassi i Btp in pancia a tassi minori i deprezzano) peggio stanno le banche. Ma peggio stanno le banche meglio Di Maio si sente (devono avergli personalmente negato un finanziamento quando era giovanissimo, deve essere un trauma che lo ha segnato). Comunque volentieri i Salvini e i Di Maio e tutta la nouvelle école dell’Economia del Popolo riconsegnerebbe/obbligherebbe le banche italiane a comprarsi per forza i Btp emessi dallo Stato/Governo. Nelle economie pianificate e autarchiche funziona così: le banche sono lo Stato e viceversa. Bisogna però avere una moneta propria e uno scambio commerciale con l’estero ridotto a lumicino. Produrre per se stessi, per il solo consumo interno. Esportare poco o nulla. Importare niente. E non avere filiere produttive internazionali di cui si è parte. Altrimenti lo Stato-banca/Banca-Stato non funziona. Dettagli di fronte ai quali gli arditi della nouvelle école dell’Economia del Popolo non arretrano.

In mano, in tasca alle famiglie italiane sotto forma di loro investimento e risparmio c’è oggi solo il 6 per cento del debito pubblico. Come fare a farlo diventare il doppio, il triplo, il quadruplo, cinque volte tanto e anche di più? Basta dire al risparmiatore italiano compra Btp pagherai meno tasse sugli interessi che incassi? Non basta se il Btp comprato perde di valore come un secchio bucato perde acqua. Sai che affare avere il 4 per cento di interesse, pagarci sopra niente tasse o quasi e perdere potenzialmente il 15/20 per cento del capitale investito. Roba da speculatori, non da risparmiatori. No, per via fiscale non si convincono gli italiani a comprarsi il debito italiano accresciuto dal deficit da Manovra del Popolo.

Allora li si convince per via patriottica, una sorta di modernissimo oro alla patria? Dubbio forte forte che l’elettore leghista, sia pur beneficiato della pensione anticipata, sia pronto a donare alla patria. Men che mai l’elettore m5s beneficiato dal reddito di cittadinanza è pronto a consegnare il suo risparmio privato (casa di nonno affittata?) per dieci anni almeno in custodia del pubblico Tesoro. No, la via patriottica non nazionalizza il debito.

E allora fisco non ce la fa, patriottismo non può, come va intesa la speranza/annuncio di Salvini relativa agli italiani che daranno una mano?

Si scrive, dice, chiacchiera di Piano A del governo Salvini-Di Maio. Il Piano A è o sarebbe quello di piegare la Ue ad accettare nuovo deficit e debito italiano. Insomma costringere la Ue a sottoscrivere le cambiali con cui l’Italia abbassa l’età pensionabile e distribuisce soldi alla popolazione.

Poi ci sarebbe il Piano B. Fantomatico, vagheggiato, fatto qua e là apparire e poi sparire. Il Piano B è o sarebbe: non ce lo fate fare? E allora noi facciamo saltare il banco, rovesciamo tavolo e scacchiera. Salta tutto, salta l’euro o l’euro ve lo tenete solo voi. Ce l’avete il coraggio e la forza di cacciarci dall’euro? Dall’euro ce ne andiamo facendoci cacciare. Eccolo in sintesi il Piano B.

Nessuno parla mai di un  Piano C. Che è o sarebbe la terza via: Governo e Manovra del Popolo, Salvini e Di Maio fanno deficit e debito, emettono cambiali pubbliche. I governi e gli elettorati d’Europa non  gliele sottoscrivono, tanto meno onorano. L’Italia non trova chi compra i suoi titoli di Stato, rischia insolvenza. Ma ecco che non esce dall’euro né si fa cacciare (non subito almeno). Ecco che le cambiali di spesa pubblica vengono garantite e onorate dal risparmio privato con una qualche forma di prestito forzoso.

Prestito forzoso sarebbe in realtà anche il ritorno ad una moneta nazionale, lo sarebbe con l’abbattimento del valore dei patrimoni prima espressi in euro. Ma il prestito forzoso cui può arrivare il Piano C è altra cosa. E’ una quota di Btp o Bot o quel che sia infilati a forza in pensioni e stipendi e in qualunque forma di remunerazione degli investimenti e risparmio privato della famiglie italiane. E’ prendere per legge e decreto una parte dei cinquemila miliardi privati degkli italiani e farli diventare titoli pubblici. 

Non si può, non l’ha mai fatto nessuno? Falso che non si possa e che non sia mai stato fatto. Anzi, il Piano C è il più frequente sbocco, la più ricorrente delle conclusioni delle Manovre del Popolo. Domandare agli argentini per informazioni recenti. O, se stufi sempre di questa storia dell’Argentina, domandare ai russi. O ai turchi. In privato però, senza farsi troppo sentire. Da quelle parti non è prudente.